Economia circolare: perché è la strada giusta da percorrere
Scegliere l’economia circolare per un futuro green e sostenibile
Impegnarsi oggi in azioni di tutela per il futuro delle prossime generazioni è la sfida più grande che il nostro tempo si trova a dover affrontare. Dobbiamo capire quale direzione prendere per vivere nel miglior modo possibile ma in equilibrio con le risorse disponibili e senza distruggere il nostro pianeta.
In questo articolo parleremo di principi dell'economia circolare e dell'urgenza con cui deve rientrare negli schemi di ogni paese, analizzeremo i provvedimenti presi dalla Comunità Europea e vedremo in che modo ognuno di noi può diventare protagonista del cambiamento.
Per capire questo modello è però necessario introdurre prima un altro tema, ossia quello di economia lineare.
Il passaggio da un'economia di tipo lineare a una circolare
Si definisce economia lineare il sistema economico nato tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, quando i grandi progressi in ambito scientifico e le grandi innovazioni tecnologiche portarono a un forte incremento della produttività.
Con l'economia lineare si struttura un processo basato su quattro fasi:
- Prelevare
- Produrre
- Consumare
- Buttare
Se in passato questo approccio funzionava in modo efficiente, ora non è più così. In quasi tre secoli, infatti, siamo arrivati a un massiccio sfruttamento di risorse per la produzione industriale, a quintali di scarti e rifiuti prodotti quotidianamente in tutto il mondo e all’emissione di sostanze tossiche e inquinanti che finiscono nell’atmosfera terrestre, provocando gravi danni ambientali come il surriscaldamento globale.
Basti pensare che ogni anno l’Unione Europea (UE) utilizza una media di 15 tonnellate di materiali a persona, mentre ogni cittadino europeo genera una media di oltre 4,5 tonnellate di rifiuti l’anno.
In questo contesto rischiamo di ritrovarci nel brevissimo tempo in una condizione di insufficienza di fonti fossili, necessarie per produrre energia. Per questo motivo diventa necessario passare a un’economia che miri alla sostenibilità ambientale, attraverso l’allungamento della vita dei prodotti grazie a processi di riciclo. Negli ultimi anni, i governi mondiali hanno iniziato ad attuare una serie di provvedimenti per passare a quella che viene definita economia circolare.
Vediamo di seguito di cosa si tratta.
Economia circolare: una definizione e i suoi principi
Con il termine economia circolare si indica un modello di produzione e consumo in grado di rigenerarsi da sé e che permette di estendere il ciclo di vita dei prodotti, semplificabile nel semplice schema delle 3 R (i principi dell'economia circolare) ossia:
- Ridurre
- Riusare
- Riciclare
Grazie a questo schema si riducono gli sprechi perché, quando un prodotto termina la sua funzione sul mercato, i materiali di quest’ultimo vengono recuperati e reintrodotti nel ciclo economico.
I vantaggi dell'economia circolare
La transizione verso un’economia più circolare può portare numerosi vantaggi, tra cui:
- Riduzione della pressione ambientale;
- Più sicurezza circa la reperibilità di materie prime;
- Aumento delle risorse naturali;
- Aumento della competitività dei mercati;
- Innovazione e crescita economica;
- Incremento dei posti di lavoro;
- Migliore gestione dei rifiuti e una loro riduzione;
- Prodotti più durevoli e innovativi per far risparmiare e migliorare la qualità della vita.
I vantaggi dell'economia circolare |
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Riduzione della pressione ambientale |
Più sicurezza circa la reperibilità delle materie prime |
Aumento delle risorse naturali |
Aumento della competitività dei mercati |
Innovazione e crescita economica |
Incremento dei posti di lavoro |
Migliore gestione dei rifiuti e riduzione |
Prodotti più durevoli e innovativi |
Cosa sta facendo l’Europa
L’economia circolare richiede un impegno coordinato da parte di tutti gli attori sociali. Il 9 febbraio 2021 la Commissione europea ha approvato il testo del piano d’azione per l’economia circolare, che si pone in linea con l’obiettivo previsto dal Green Deal Europeo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Il piano comprende:
- Regole per progettare prodotti con un maggiore impiego di materie prime riciclate;
- Obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra;
- Aumento dell'utilizzo di energie rinnovabili;
- Creazione di nuovo sistema di governance e di indicatori di rendimento.
Gli obiettivi del piano
Il piano d'azione propone un atto legislativo volto a garantire che i prodotti immessi sul mercato dell'UE siano progettati per durare più a lungo, siano più facili da riutilizzare, riparare, riciclare e contengano il più possibile materiali riciclati anziché materie prime primarie.
L'attenzione sarà incentrata sui settori che utilizzano più risorse e che hanno un elevato potenziale di circolarità:
- Elettronica e TIC;
- Batterie e veicoli;
- Imballaggi;
- Plastica;
- Tessile;
- Costruzione ed edilizia;
- Alimentare.
Un accento sarà posto sulla necessità di evitare anzitutto i rifiuti e di trasformarli in risorse secondarie. La Commissione esaminerà la possibilità di introdurre un modello armonizzato a livello di UE per la raccolta differenziata dei rifiuti e l'etichettatura. Il piano d'azione prevede inoltre una serie di interventi volti a ridurre al minimo le esportazioni di rifiuti dell'UE e a far fronte alle spedizioni illegali.
I consumatori dovranno essere responsabilizzati, fornendo loro accesso a informazioni attendibili su questioni come la riparabilità e la durabilità dei prodotti, così da attuare scelte sostenibili e beneficiare di un vero e proprio "diritto alla riparazione".
Il cambiamento parte da noi
La transizione verso un’economia circolare è iniziata, con imprese all'avanguardia e autorità pubbliche che hanno aderito a questo modello sostenibile. Ma si tratta di un impegno che deve partire anche, e soprattutto, da ognuno di noi.
L’azione di fondo del piano riguarda infatti i consumatori; bisognerà rendere i cittadini partecipi fornendo tutti gli strumenti necessari per progredire verso un’economia sempre più inclusiva, digitalizzata e circolare e che miri alla riduzione della carbon footprint
Noi di Otovo crediamo molto nel concetto di economia circolare e di sostenibilità e nella possibilità che ognuno ha nel contribuire alla costruzione di un futuro migliore.
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Circular Economy Summit: nuove opportunità circolari
Recentemente si è concluso l'evento digitale Circular Economy Summit, un momento di confronto molto interessante in cui figure istituzionali e Ceo di importanti aziende italiane e internazionali hanno definito la necessità di implementare modelli di business circolare.
Il punto di partenza è stato riscontrato nell'utilizzo dei materiali, partendo dalla progettazione all'ecodesign. Bisogna conferire circolarità a tutta la catena di produzione: dai metodi produttivi alle valutazioni sul ciclo vita del prodotto, fino agli aspetti logicisti e di trasporto.
Secondo il Global Material Resources Outlook dell’Oecd, l’uso globale di materiali raddoppierà dalle 79 gigatonnellate nel 2011 alle 167 Gt nel 2060. E proprio alla luce di questi dati sarà necessario implementare un'economia circolare efficiente, digitale e improntata sui servizi.
Bioplastica circolare: una nuova frontiera dell'innovazione
L'azienda italiana Guzzini, produttrice di articoli di design per la cucina e l'arredo, ha reso ancora più sostenibile il processo produttivo circolare. Nella collezione Circle, infatti, hanno fatto capolino una linea di drink beverage interamente prodotta in plastica biocircolare ottenuta da rifgiuti e rimanenze di biomasse vegetali.
Il processo produttivo di questa particolare tipologia circolare di plastica parte dalla raccolta di materie prime rinnovabili di seconda generazione, come l'olio alimentare esausto e i rifiuti forestali e agricoli; una volta raccolti questi rifiuti vengono trattati nelle bioraffinerie, impianti industriali in cui si lavorano prodotti di origine biologica. Il nucleo del processo è l'impianto di polimerizzazione: in questa fase il materiale riciclato assume una nuova forma per essere impiegato in elementi di design e arredo.
Esempi virtuosi di economia circolare
Negli ultimi anni sono stati implementati diversi progetti di economia circolare, tra cui. Di seguito riportiamo alcuni esempi
- Aquafil – Trentino-Alto Adige
Aquafil ha sviluppato un filo di nylon rigenerato ottenuto dal riciclo di materiali come reti da pesca dismesse, tappeti e altri rifiuti di nylon. Questo processo consente di produrre un nylon di alta qualità riducendo l'uso di risorse fossili e le emissioni di CO₂.
- Novamont – Novara
Novamont è pioniera nella bioeconomia circolare, producendo una famiglia di bioplastiche biodegradabili e compostabili derivata da materie prime rinnovabili. Queste bioplastiche sono utilizzate in applicazioni come sacchetti per la raccolta dei rifiuti organici, stoviglie monouso e imballaggi, contribuendo a ridurre l'impatto ambientale dei prodotti plastici tradizionali.
- Orange Fiber – Catania
Orange Fiber ha sviluppato un innovativo processo per trasformare gli scarti dell'industria agrumicola, come bucce e polpa residua, in tessuti sostenibili per la moda. Questo approccio di simbiosi industriale consente di valorizzare sottoprodotti altrimenti destinati allo smaltimento, creando materiali di alta qualità utilizzati da marchi di moda internazionali.
- Italpepe – Rieti
Italpepe, azienda specializzata nella produzione di spezie, ha adottato un modello di economia circolare focalizzato sulla sostenibilità del packaging e sulla gestione efficiente degli scarti di produzione. L'azienda utilizza materiali riciclabili o riciclati per il confezionamento dei suoi prodotti e implementa pratiche per ridurre gli sprechi lungo la filiera produttiva.
Le strategie circolari dei più importanti consorzi italiani
In Italia, i principali consorzi di filiera stanno adottando strategie sempre più efficaci per promuovere l’economia circolare, contribuendo significativamente alla sostenibilità ambientale del Paese. Esempi sono:
Il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi), che coordina sei consorzi di filiera (RICREA per l’acciaio, CIAL per l’alluminio, COMIECO per la carta, COREPLA per la plastica, COREVE per il vetro e RILEGNO per il legno), continua a incentivare la progettazione ecocompatibile degli imballaggi e a migliorare il riciclo dei materiali, confermando il ruolo centrale delle imprese nella transizione ecologica.
Il CONOU, responsabile della gestione degli oli minerali usati, ha raggiunto nel 2023 un tasso di rigenerazione del 98%, evitando l’emissione di oltre 127.000 tonnellate di CO₂ equivalenti e risparmiando significative quantità d’acqua. Si tratta di un modello avanzato di economia circolare applicato al settore dei lubrificanti industriali.
Nel settore dell’arredamento, FederlegnoArredo ha istituito nel 2024 un consorzio dedicato alla gestione del fine vita dei mobili, promuovendo la responsabilità estesa del produttore e una filiera di raccolta e recupero a livello nazionale.
EcoTyre, il consorzio per la gestione degli pneumatici fuori uso, ha lanciato il progetto “Da Gomma a Gomma”, che sfrutta la pirolisi per ottenere materiali riutilizzabili nella produzione di nuovi pneumatici, chiudendo così il ciclo produttivo.
E questi sono solo alcuni dei tanti consorzi che si impegnano per sostenere l'ambiente!
Green jobs: i lavori del futuro in un'economia circolare
Esiste una nuova tipologia di lavoro, cosiddetta green job, che si concentra sulla tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, includendo però anche una serie di opportunità lavorative in grado di assicurare un inserimento stabile nel mondo del lavoro.
Con il termine green jobs si identificano quelle professioni la cui finalità è rendere sostenibile l'attività di un determinato settore. Gli ambiti in cui è possibile trovare lavoratori e professioni legate alla categoria dei green jobs sono molteplici: dall’industria alle attività agricole, passando per la ricerca e la pubblica amministrazione.
L’Unep (United nations environment programme), l’agenzia delle Nazioni unite operante nel campo della tutela dell’ambiente, ha definito i green jobs come “quelle occupazioni nei settori dell’agricoltura, del manifatturiero, nell’ambito della ricerca e sviluppo, dell’amministrazione e dei servizi che contribuiscono in maniera incisiva a preservare o restaurare la qualità ambientale”.
I dati di Circonomia 2024: Italia prima per economia circolare
Secondo il VI Rapporto sull'economia circolare in Italia 2024, realizzato dal Circular Economy Network (CEN) e da ENEA, l'Italia si conferma al primo posto tra le cinque principali economie dell'Unione Europea (Italia, Germania, Francia, Spagna e Polonia) con un punteggio di 45 su 100. Questo primato è attribuito principalmente alla gestione efficiente dei rifiuti
Partendo dallo scenario globale sono state evidenziate le grandi criticità della nostra epoca. Ciò che emerge dai dati esposti è un trend positivo dell'economia circolare dell'Italia, che si conferma prima tra i 27 stati europei per efficienza di risorse. Le misurazioni sono state effettuate mediante un indice di circolarità basato su 17 indicatori. Secondo questo indice l'Italia è al primo posto per consumo interno di materia pro capite, percentuale di riciclo sul totale dei rifiuti, energia consumata per unità di PIL e consumo di materia per unità di PIL. Nel dettaglio:
- il 65% delle PMI italiane ha adottato pratiche di economia circolare nel 2024, più del doppio rispetto al 2021 .
- le azioni più comuni implementate dalle PMI includono:
- utilizzo di materiali riciclati: 68,2%
- riduzione degli imballaggi: 64%
- interventi per aumentare la durabilità e la riparabilità dei prodotti: 53,2% .
Il trend positivo si estende per tutto il territorio italiano, con un focus di merito per il Centro-Nord.
Domande frequenti
Quali sono i 5 pilastri dell’economia circolare?
I 5 pilastri su cui si fonda l’economia circolare sono i seguenti: risorse sostenibili, prodotto come servizio, piattaforme di condivisione, estensione del ciclo di vita, recupero e riciclo.
Qual è la differenza tra economia lineare e circolare?
Ciò che differenzia economia lineare da economia circolare risiede nella modalità in cui il valore viene creato e mantenuto all’interno dell’intero processo. Nell’economia di tipo lineare il valore di un prodotto è dato dal prezzo di vendita il quale, molto spesso, non tiene in considerazione né la qualità dei materiali, né del prodotto in termini sia di durabilità che di utilità nel tempo. Nell’economia circolare, al contrario, il valore è mantenuto il più a lungo possibile e i prodotti, alla fine del loro ciclo di vita, vengono riutilizzati creando così nuovo valore.