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Nel contesto attuale, c'è una crescente consapevolezza sui cambiamenti climatici e sui danni causati dall'impronta di carbonio, conosciuta anche come carbon footprint, sia per l'uomo che per l'ambiente.

Questo articolo di Otovo esplorerà il concetto di impronta di carbonio, o carbon footprint, il suo metodo di calcolo e come può essere ridotta tramite nuove pratiche, come l'adozione di energie rinnovabili. Questo approccio mira a proteggere l'ambiente e a migliorare la salute umana, contribuendo così a creare un futuro migliore per tutti!

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Cosa si intende con il termine carbon footprint

William Rees e Mathis Wackernagel sono stati i primi a definire nel 1992 l’impronta di carbonio. Wackernagel attualmente è presidente della ONG Global Footprint Network mentre Rees è docente e direttore della University of British Columbia’s School of Community. Insieme hanno pubblicato il libro Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth – La nostra impronta ecologica: ridurre l’impatto umano sulla Terra – nel 1996.

Nel tempo, la carbon footprint, ha contribuito, di fatto, a rappresentare un indice di sostenibilità, e si è evoluta in un importante strumento per valutare l’impatto ambientale dell’attività umana. Contemporaneamente la misurazione dell’impronta carbonica rappresenta anche una delle leve sulle quali lavorare per impostare delle logoche di transizione energetica che possano dare vita a forme di produzione sostenibile da una parte e di risk management dall’altra.

Si riferisce alla quantità totale di gas a effetto serra, espressa in equivalenti di anidride carbonica (CO2), prodotta sia direttamente che indirettamente durante l'intero ciclo di vita del soggetto considerato.

I gas a effetto serra inclusi nella valutazione della carbon footprint sono diversi e comprendono oltre all'anidride carbonica (CO2), anche:

  • Metano (CH4)
  • Ossido di azoto (NOx)
  • Protossido di azoto (N2O)
  • Fluoruri e altri composti organici volatili

Questi gas contribuiscono al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici attraverso l'effetto serra, che trattiene il calore nell'atmosfera terrestre.

La valutazione della carbon footprint è fondamentale per comprendere e gestire l'impatto ambientale delle attività umane e per adottare misure efficaci per ridurne le emissioni. Questo tipo di analisi può essere applicato a livello individuale, aziendale, industriale e persino a livello di prodotto, consentendo di identificare le principali fonti di emissioni e implementare strategie mirate per ridurle.

Misurare la carbon footprint implica l'analisi di una vasta gamma di fattori, tra cui:

  • Il consumo di energia
  • Il trasporto
  • La produzione di rifiuti
  • Le attività agricole e industriali

Questa valutazione può essere complessa e richiedere l'uso di modelli e strumenti specifici per garantire una stima accurata delle emissioni di gas serra.

Nel contesto attuale di crescente consapevolezza ambientale e della necessità di mitigare i cambiamenti climatici, la riduzione della carbon footprint è diventata una priorità per molte organizzazioni e individui. Riducendo le emissioni di gas serra e adottando pratiche più sostenibili, è possibile contribuire in modo significativo alla lotta contro il cambiamento climatico e alla salvaguardia del nostro pianeta per le generazioni future.

La contabilità dell'impronta di carbonio, o carbon footprint, inizia dalle fasi di approvvigionamento e trattamento delle materie prime, continua poi con la lavorazione e produzione del prodotto, i trasporti, l’utilizzo e, infine, lo smaltimento del prodotto.

Ecco un'infografica riassuntiva del Life Cycle Assessment, dai un'occhiata!

Life Cycle Assessment
Life Cycle Assessment

Anche le attività che svolgiamo quotidianamente, come l’uso di elettricità proveniente da energie inquinanti o l’uso di mezzi di trasporto non elettrici, aumentano la presenza di questi gas e innalzano la temperatura media del pianeta portando al catastrofico scenario del cambiamento climatico, un problema sempre più evidente. Da ciò derivano disastri ambientali come terremoti, l'innalzamento del livello del mare, la scomparsa di specie, il disgelo, ecc.

Inizia a ridurre la carbon footprint

Attualmente, la carbon footprint è circa il 50% di tutta l’impronta ecologica - dato che mostra quanto sia essenziale la riduzione di questa metrica per porre fine allo sfruttamento eccessivo delle risorse.

Ecco perché è fondamentale agire responsabilmente nei confronti dei nostri consumi!

Andiamo ora a vedere come è possibile calcolare l'impronta di carbonio, o carbon footprint!


A che cosa serve conoscere la carbon footprint di un prodotto o di un servizio?

La carbon footprint è un parametro di grande importanza ed utilità per le pubbliche amministrazioni e gli organismi internazionali: da un lato permette infatti di valutare e quantificare gli impatti emissivi in materia di cambiamenti climatici nell’ambito delle politiche di settore, dall’altro aiuta a monitorare l’efficienza ambientale ed energetica delle proprie strutture.

Inoltre, dal momento che l’impronta di carbonio rappresenta il 50% di tutta l’impronta ecologica, conoscerne l’entità è importante anche in termini di pianificazione, poiché fornisce un’idea della domanda esercitata sul pianeta derivante dall’uso dei combustibili fossili. La sua riduzione è quindi essenziale per porre termine allo sfruttamento eccessivo delle risorse.

Ma il dato è cruciale anche per le strategie di business: in un contesto che vede premiati i fornitori di prodotti o servizi a basse emissioni, la carbon footprint può essere uno strumento per valorizzare le proprie attività e promuovere le proprie politiche di responsabilità sociale ed ambientale, secondo i criteri ESG.

In questo quadro, infatti, le aziende, oltre a condurre l’analisi e la contabilizzazione delle emissioni di CO2, si impegnano a definire un sistema di carbon management finalizzato all’identificazione e realizzazione di quegli interventi di riduzione delle emissioni, economicamente efficienti, che utilizzano tecnologie a basso contenuto di carbonio.

Le misure di riduzione possono essere integrate dalle misure per la neutralizzazione delle emissioni o carbon neutrality, realizzabili attraverso attività che mirano a compensare le emissioni con misure equivalenti volte a ridurle con azioni economicamente più efficienti o più spendibili in termini di immagine (es. piantumazione di alberi, produzione di energia rinnovabile, etc.).

Secondo il ministero italiano dell’Ambiente, l’esperienza degli ultimi anni suggerisce che il label di carbon footprint è percepito dai consumatori come un indice di qualità e sostenibilità delle imprese.


Come calcolare la carbon footprint

Il calcolo dell'impronta di carbonio, o carbon footprint, è un processo relativamente semplice che coinvolge la valutazione della quantità di gas serra emessa da un'attività e la sua durata nel tempo o la distanza percorsa, nel caso dei trasporti. Moltiplicando la quantità di gas serra emessi in un determinato intervallo di tempo per la durata o la distanza dell'attività, si ottiene l'impronta di carbonio, o carbon footprint, associata ad essa.

Per comprendere meglio questo concetto, prendiamo in considerazione un'attività comune come guidare un'auto. Le emissioni di CO2 di un'auto dipendono dal tipo di carburante utilizzato e dal consumo effettivo di carburante.

Ad esempio, un'auto diesel produce in media circa 2,65 kg di CO2 per ogni litro di carburante bruciato, mentre un'auto a benzina può produrre circa 2,37 kg di CO2 per litro di carburante consumato.

Supponiamo che entrambe le auto percorrono una distanza di 100 km. L'auto diesel medio consuma circa 7,5 litri di carburante per 100 km, mentre l'auto a benzina ne consuma circa 8,3 litri.

In base a questi dati, calcoliamo che:

  • L'auto diesel emette circa 19,87 kg di CO2 durante un viaggio di 100 km
  • L'auto a benzina emette circa 19,61 kg di CO2 durante lo stesso viaggio

Questa analisi mostra una differenza relativamente minima tra le emissioni delle due tipologie di auto. Tuttavia, se includiamo nel nostro calcolo le auto elettriche, il quadro cambia radicalmente.

Le auto elettriche, infatti, consumano in media circa 5 kWh di elettricità ogni 100 km. Questo equivale a circa 5,8 kg di CO2 emessi su una distanza di 100 km. Le emissioni delle auto elettriche sono quindi notevolmente inferiori rispetto alle auto diesel o a benzina, rappresentando solo circa un quarto di queste ultime.

Questa analisi evidenzia l'importanza di considerare le diverse tecnologie di propulsione veicolare nel contesto della riduzione delle emissioni di carbonio e nell'affrontare le sfide legate al cambiamento climatico. Le auto elettriche emergono come una soluzione promettente per ridurre l'impatto ambientale dei trasporti su larga scala.

Nell'esempio appena citato abbiamo visto il calcolo dell'impronta di carbonio, o carbon footprint, generata da un individuo. Oltre all'uso dell'automobile ci sono altre aree della nostra vita privata che possono generare carbon footprint, quali:

  • La casa: quanta più energia utilizziamo all'interno delle nostre abitazioni, tanto sarà maggiore l'impronta di carbonio, o carbon footprint
  • I viaggi in aereo: La classe del volo, il numero di scali e il numero di viaggi sono tre fattori che influiscono sulle emissioni di CO2
  • Gli spostamenti in moto: in base ai chilometri, al modello e all'efficienza della moto si produce più o meno CO2
  • Gli acquisti, noti anche come secondary Footprint, comprendono tutti gli importi di spesa sostenuti per una serie di categorie merceologiche. Tra le spese rientrano il canone TV, le prenotazioni di hotel e ristoranti, le attività ricreative e sportive, e l'assicurazione

Ecco per te un'infografica riassuntiva sulle aree della nostra vita privata che possono generare Carbon Footprint, dai un'occhiata!

Aree della nostra vita privata che possono generare Carbon Footprint
Utilizzo dell’automobile
Energia utilizzata in casa
Viaggi in aereo
Spostamenti in moto
Acquisti (Secondary Footprint) come il canone TV, le prenotazioni di hotel e ristoranti, le attività ricreative e sportive e le assicurazioni

Oltre al calcolo dell'impronta di carbonio, o carbon footprint, generata dagli individui esiste anche il calcolo della stessa creata da un prodotto e da un'organizzazione. Per valutare la carbon footprint di un prodotto o servizio è stata sviluppata una norma tecnica standard: UNI CEN ISO/TS 14067:2014 Gas ad effetto serra – Impronta climatica dei prodotti (Carbon footprint dei prodotti) – Requisiti e linee guida per la quantificazione e comunicazione, entrata in vigore l’11 settembre 2014.
Lo scopo della norma ISO 14067 è quello di quantificare le emissioni di gas a effetto serra associate all’intero ciclo di vita di un prodotto, a partire dall’estrazione delle risorse comprendendo l’approvvigionamento delle materie prime, le fasi di produzione, utilizzo e fine vita. Vediamole di seguito!


Calcolo dell’impronta ambientale dei prodotti e dei servizi: il metodo PEF

Il calcolo della carbon footprint di prodotto include tutte le emissioni di gas a effetto serra lungo l'intero ciclo di vita del prodotto. Si considera quindi come punto di partenza l'estrazione delle materie prime fino ad arrivare allo smaltimento finale.

L’impronta ambientale di prodotto (PEF) è un metodo basato sulla valutazione del ciclo di vita o LCA Life Cycle Assessment per quantificare l’impatto ambientale dei prodotti (beni o servizi). Si fonda su approcci esistenti e sulle norme tecniche internazionali. Le informazioni relative alla Pef sono fornite con l’obiettivo generale di ridurre gli impatti ambientali dei beni e dei servizi, tenendo conto delle attività della catena di fornitura (dall’estrazione delle materie prime alla produzione, uso e gestione finale dei rifiuti).

Al fine di consentire la determinazione dell’impronta ambientale di prodotti (PEF) ed organizzazioni (OEF), la Commissione europea ha emanato la Raccomandazione 2013/179/UE, relativa all’uso di metodologie comuni per misurare e comunicare le prestazioni ambientali nel corso del ciclo di vita dei prodotti e delle organizzazioni, che aveva in allegato la guida sull’impronta ambientale di prodotto.

Tale guida costituiva uno degli elementi fondamentali dell’iniziativa faro della strategia Europa 2020 – Un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse, la cui tabella di marcia proponeva vari modi per aumentare la produttività delle risorse e dissociare la crescita economica dall’uso delle risorse e dagli impatti ambientali, in una prospettiva imperniata sul ciclo di vita.

E per le strategie di business? In un contesto che vede premiati i fornitori di prodotti o servizi a basse emissioni, la carbon footprint può essere uno strumento per valorizzare le proprie attività e promuovere le proprie politiche di responsabilità sociale e ambientale, secondo i criteri ESG.


Calcolo della Carbon Footprint generata da un’azienda

Per valutare la carbon footprint di un’azienda esistono due standard internazionali, uno emesso dal WRI/WBCSD (GHG Protocol) e l’altro dall’ISO (ISO 14064-1). Entrambi prevedono, pur utilizzando diverse denominazioni, l’obbligatorietà di considerare le emissioni di GHG prodotte direttamente dall’organizzazione e quelle indirettamente generate nella produzione dell’energia elettrica e termica che l’organizzazione utilizza. Le altre emissioni indirette (non collegate ai consumi elettrici e termici) possono essere contabilizzate su base volontaria.

Queste norme appartengono al più ampio quadro degli standard ISO della famiglia 14060 sulla carbon footprint:

  • la norma ISO 14064-1, che descrive i principi ed i requisiti per la progettazione, lo sviluppo, la gestione e la rendicontazione degli inventari GHG di un’organizzazione. Si tratta dello standard che definisce i criteri per determinare i limiti di emissione e rimozione di GHG, quantificare le emissioni e le rimozioni di gas GHG e permette di identificare azioni o attività specifiche dell’azienda volte a migliorare la gestione dei GHG. Comprende inoltre requisiti e indicazioni sulla gestione della qualità dell’inventario, la rendicontazione, la revisione (audit) interna e le responsabilità dell’organizzazione nelle attività di verifica;
  • la norma ISO 14064-2, che specifica i principi e i requisiti per determinare le linee di riferimento (base line) necessarie per il monitoraggio, la quantificazione e la rendicontazione delle emissioni di un progetto. Si focalizza in particolare sui progetti che hanno come obiettivo quello di ridurre le emissioni di GHG (es. efficientamento energetico) o di aumentare la rimozione (es. riforestazione). Fornisce principi e requisiti per determinare i valori di riferimento (base-line) del progetto, il monitoraggio, la quantificazione e la rendicontazione delle prestazioni;
  • la norma ISO 14064-3, che specifica i requisiti per la verifica delle dichiarazioni GHG relative agli inventari, ai progetti e alle impronte di carbonio dei prodotti. Descrive i processi di verifica o convalida, compresa la loro pianificazione, le procedure di valutazione delle dichiarazioni GHG delle organizzazioni, dei progetti e dei prodotti; tale norma può essere utilizzata da organizzazioni o da terze parti indipendenti coinvolte nei procedimenti di verifica e certificazione;
  • la norma ISO 14065, che definisce i requisiti che devono avere gli organismi di verifica e convalida delle dichiarazioni GHG (caratteri di imparzialità, competenza, le modalità di comunicazione, i processi di convalida e verifica, i ricorsi, i reclami e il sistema di gestione degli organismi di convalida e verifica);
  • la norma ISO 14066, che specifica i requisiti di competenza per i team di validazione e di verifica, puntualizzando i principi e specifica i requisiti di competenza in base alle attività che i team di validazione o di verifica devono essere in grado di svolgere;
  • la norma ISO 14067, che definisce i principi, i requisiti e le linee guida per la quantificazione dell’impronta di carbonio dei prodotti;
  • la norma ISO/TR 14069, che fornisce linee guida ed esempi per migliorare la trasparenza nella quantificazione delle emissioni e nella loro comunicazione.

Dai un'occhiata al nostro post Instagram a riguardo per conoscere più dettagli!

Vuoi contribuire a rendere la tua azienda più green aiutando a ridurre la vostra carbon footprint? Ecco dunque alcuni piccoli cambiamenti che puoi (e potete) adottare nelle pratiche quotidiane:

  • Spegnere dispositivi elettronici non utilizzati
  • Utilizzare luci a basso consumo energetico e investire in elettrodomestici efficienti
  • Ridurre l'uso della carta e privilegiare il lavoro digitale
  • Promuovere il carpooling o incoraggiare i dipendenti a utilizzare mezzi di trasporto sostenibili come biciclette o trasporti pubblici
  • Educare e coinvolgere i dipendenti nella consapevolezza ambientale
Carbon Footprint
Carbon Footprint

Questi cambiamenti, se adottati collettivamente, possono trasformare l'ufficio in un ambiente più eco-sostenibile e ridurre significativamente l'impatto ambientale complessivo.

Voglio iniziare a ridurre l'impronta di carbonio


Ecco come puoi ridurre la tua carbon footprint

Tutti noi possiamo ridurre l’impronta di carbonio, o carbon footprint, gestendo e cambiando le nostre abitudini di consumo, come ad esempio:

  • Utilizzare fonti di energia rinnovabile. L’energia solare, per esempio, è energia pulita e rinnovabile. Inoltre, l’inquinamento generato dal processo di fabbricazione dei pannelli solari è minimo ed è compensato anche dall’alto tasso di riciclaggio di questi dispositivi. Per approfondire questo tema ti consigliamo di leggere il nostro articolo sull'impatto ambientale dei pannelli solari
  • Scegliere mezzi di trasporto elettrici. Come abbiamo visto nel nostro esempio, un’automobile elettrica o ibrida inquina molto meno di un’auto a diesel o benzina. Attualmente, nelle grandi città si trovano molto facilmente colonnine di ricarica per auto elettriche, di solito in parcheggi o al di sotto di pensiline fotovoltaiche, le quali permettono di ricaricare le auto con facilità. Inoltre, fare scelte di mobilità sostenibile, quali l'uso i mezzi pubblici al posto di quelli privati o il noleggio di monopattini elettrici, aiuta a salvaguardare l’ambiente
  • Contribuire alla riforestazione. Un albero ha la capacità di assorbire 40 kg di CO2 all’anno
  • Separare e riciclare i rifiuti così che l’imballaggio riceva una seconda vita
  • Usare lampadine a basso consumo per risparmiare anche sulla bolletta dell'elettricità
  • Non lasciare i propri dispositivi elettronici connessi alla corrente per molto tempo
  • Essere consapevoli degli elettrodomestici che consumano più energia (es. asciuga capelli, condizionatore ecc.) e acquistarli di ultima generazione
  • Usare sacchetti di stoffa per fare la spesa. La plastica e la sua produzione aumentano la carbon footprint
  • Ridurre il consumo di carne. Le infrastrutture e gli animali contribuiscono all’aumento di CO2

Nell'infografica riassuntiva qui sotto puoi trovare tutte le principali attività che permettono di ridurre la nostra carbon footprint!

Azioni per contribuire a ridurre la propria Carbon Footprint
Utilizzare fonti di energia rinnovabile
Scegliere mezzi di trasporto elettrici
Contribuire alla riforestazione
Separare e riciclare i rifiuti
Usare lampadine a basso consumo
Non lasciare i propri dispositivi elettronici connessi alla corrente per molto tempo
Essere consapevoli degli elettrodomestici che consumano più energia
Usare sacchetti di stoffa per fare la spesa

Verso la Carbon Neutrality: ecco cosa significa azzerare le emissioni nette di gas serra

Gli obiettivi comuni dei massimi vertici di governo europeo mirano tutti nella stessa direzione: la carbon neutrality. Un passo obbligato se si vogliono scongiurare le peggiori conseguenze della crisi climatica e se si vuole andare nella direzione imposta dall'Accordo di Parigi.

Un articolo di Lifegate riporta la definizione di carbon neutrality secondo il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc): la carbon neutrality è lo stato in cui, a livello globale, le emissioni di CO2 di origine antropica sono bilanciate dalla CO2 che viene rimossa dall’uomo in un periodo specifico.

Cosa significa azzerare le emissioni nette di gas serra

Con l'Accordo di Parigi, firmato nel dicembre 2015, i governi di 190 paesi si sono impegnati a contenere l'aumento delle temperature globali al di sotto dei 2° C rispetto ai livelli preindustriali, facendo tutto il possibile per restare entro gli 1,5° C. Questa soglia impone, però, un limite di emissione in atmosfera di soltanto una quantità determinata di CO2; questa soglia è chiamata carbon budget e quello che si dovrebbe fare per mantenerlo al di sotto della soglia di rischio corrisponde a un taglio delle emissioni globali del 7,6% ogni anno per l'intero decennio 2020-2030. Sfida più che ardua.

Insomma, questo conto alla rovescia contro al tempo rende assolutamente indispensabile marciare verso la carbon neutrality. Riportando l'articolo di Lifegate, secondo la definizione del'Ipcc, si raggiunge la carbon neutrality quando i gas serra emessi dall’uomo sono pari a quelli rimossi dall’atmosfera in un certo periodo di tempo. Per questo si parla anche di net zero, o azzeramento delle emissioni nette.

Ogni paese, città, istituto finanziario e azienda deve adottare piani per azzerare le emissioni entro il 2050. E iniziare a metterli in pratica adesso, anche fornendo chiari obiettivi nel breve termine.

Queste le parole di António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, al Summit sul clima del 12 dicembre 2020.


Orti urbani per la carbon footprint: la verità

É possibile ridurre la carbon footprint nelle nostre grandi città, ovvero i luoghi dove si concentra la maggior quantità di impronta di carbonio, o carbon footprint, grazie agli orti urbani?

Un recente studio pubblicato su Nature Cities rivela che la carbon footprint degli orti urbani è in media sei volte superiore rispetto all'agricoltura condotta in campagna con metodi convenzionali. Questo significa che ogni porzione di cibo prodotta negli orti urbani emette in media 0,42 kgCO2eq di gas serra, rispetto ai 0,07 kgCO2eq delle coltivazioni rurali. Lo studio ha analizzato 73 orti urbani in Europa e negli Stati Uniti, evidenziando che le pratiche inefficienti riguardanti strumenti, infrastrutture, fertilizzanti e acqua contribuiscono a questa disparità.

La ricerca si è concentrata sulle fattorie urbane gestite professionalmente, sugli orti individuali e collettivi anziché sulle tecnologie agricole hi-tech. Si è scoperto che la maggior parte delle emissioni di gas serra nelle fattorie urbane è causata dai materiali e dalle infrastrutture utilizzate, che spesso hanno una breve durata di vita e un alto impatto ambientale durante la produzione. D'altra parte, l'agricoltura convenzionale in campagna è più efficiente e difficile da competere in termini di riduzione delle emissioni.

Per abbattere l'impronta di carbonio, o carbon footprint, degli orti urbani, lo studio suggerisce tre approcci:

  • Primo, prolungare la durata dei materiali e delle infrastrutture utilizzate.
  • Secondo, riciclare materiali edili o rifiuti organici urbani e utilizzare acqua piovana o reflui per l'irrigazione
  • Terzo, massimizzare i benefici sociali come la salute mentale, il benessere e le relazioni sociali derivanti dagli orti urbani, anche se questi non hanno un impatto diretto sull'impronta di carbonio, o carbon footprint, ma contribuiscono a valutarne complessivamente i benefici

Conclusioni

La carbon footprint (impronta di carbonio) è una misura chiave delle emissioni totali di gas serra, convertite in tonnellate di CO₂ equivalente, generate da individui, prodotti, organizzazioni o nazioni nel loro ciclo di vita. Conoscere questa misura permette di identificare le attività più impattanti e orientare scelte concrete per ridurla, contribuendo così alla lotta contro il cambiamento climatico.

Misurare e gestire la propria impronta di carbonio è fondamentale non solo come strumento di consapevolezza ambientale, ma anche come leva strategica per promuovere stili di vita, politiche aziendali e politiche pubbliche più sostenibili. Ridurne l’impatto significa migliorare il futuro del pianeta e preservare le risorse delle generazioni future.

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Domande frequenti

L'impronta di carbonio, o carbon footprint, è una misura delle emissioni di gas serra, generalmente espresse in tonnellate di CO2 equivalente, associate a un prodotto, servizio o organizzazione.

Per calcolare l'impronta di carbonio, è fondamentale conoscere le emissioni di gas serra prodotte da un'attività e la sua durata nel tempo. Basta moltiplicare le emissioni nel periodo considerato per il tempo dell'attività per ottenere l'impronta di carbonio.

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