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La televisione italiana parla ancora troppo poco di crisi climatica

Un report realizzato da Greenpeace e l'Osservatorio di Pavia ha mostrato la poca attenzione dei telegiornali e delle trasmissioni italiane verso la crisi climatica.

Ma quali sono le conseguenze di una così scarsa informazione per i cittadini?

In questo articolo analizzeremo i dati emersi dalla ricerca e i principali rischi per l’Italia. Vedremo assieme quali sono i possibili scenari a cui stiamo andando incontro e cosa possiamo fare per evitare situazioni insostenibili per il nostro presente e futuro.

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Cosa è emerso dallo studio di Greenpeace e l’Osservatorio di Pavia

Realizzata a fine aprile 2022 da Greenpeace Italia e commissionata all’Osservatorio di Pavia, questa analisi ha esaminato tutte le edizioni di prima serata dei principali telegiornali italiani e un campione di sei trasmissioni televisive di approfondimento nel periodo tra gennaio e aprile 2022.

I risultati emersi hanno evidenziato che, nonostante la crisi climatica sia considerata la più grave emergenza della nostra epoca, sui media italiani se ne parla troppo poco.

Nei mesi presi in esame, infatti, tra le 14.211 notizie trasmesse dai telegiornali solo 96 hanno trattato la crisi climatica, pari ad appena lo 0,7% del totale.

Di queste 96 inoltre, solamente il 55,2% ha trattato di crisi climatica come notizia centrale.

Non molto più confortante è l’operato delle trasmissioni televisive di approfondimento, in cui si è parlato di crisi climatica in appena 24 puntate delle 388 andate in onda nei quattro mesi dell’indagine, cifra pari solo al 6% del totale.


Perché è importante parlare di crisi climatica

La televisione è considerata uno dei mezzi di informazione principali per la maggior parte degli Italiani. Tuttavia, dai risultati del rapporto di Greenpeace Italia emerge che la crisi ambientale e climatica non sia uno degli argomenti principali trattati dai media televisivi, e questo è preoccupante. Infatti, risulta evidente, che il tema dei cambiamenti climatici è ancora considerato un argomento marginale.

Poca informazione fornita dalle principali emittenti televisive e alimentata ancora di più dalla politica: è sempre più evidente infatti il poco interesse all’interno dei programmi politici italiani sulla questione ambientale, che anche in vista delle imminenti elezioni di settembre registra una totale mancanza di senso d’urgenza.


La poca consapevolezza degli italiani riguardo le questioni ambientali

Poca informazione mediatica e politica: quali sono le conseguenze a cui andiamo incontro?

Non dedicando abbastanza spazio a temi quali i cambiamenti climatici e la conseguente crisi, si impedisce ai cittadini di percepire la reale gravità di questa minaccia, ritardando così gli interventi di cui avremmo urgente bisogno per evitare gli scenari peggiori del riscaldamento globale.

Negli ultimi mesi è però impossibile non aver sentito, e provato sulla propria pelle, le conseguenze di questa catastrofe ambientale.

Secondo gli ultimi dati diffusi dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), finora il 2022 si è dimostrato l’anno più caldo dal 1800 per il nostro paese.

In questa estate, non ancora conclusa, sono stati già troppi gli spiacevoli eventi naturali di cui si è parlato.

A luglio, per esempio, abbiamo assistito al distacco di un seracco del ghiacciaio della Marmolada, che franando verso valle ha causato la morte di molte persone e registrato numerosi dispersi.

Ma a spaventare sempre più sono i roghi le cui fiamme, favorite sia dalle azioni criminali dell'uomo sia dalle alte temperature e dalla siccità, sono più che triplicate. Ogni giorno, dall’inizio dell’estate, si registrano in media 5 grandi incendi.

Un fenomeno che tocca oggi ogni parte e ogni regione d’Italia.

Tutto ciò è destinato a fermarsi?

Stando alle previsioni degli esperti, la risposta è no.

L’IPCC, la più alta autorità scientifica al mondo sul cambiamento climatico, ribadisce che fenomeni come questi diventeranno sempre più frequenti e, se non si attuerà al più presto un’inversione di rotta, nel 2050 circa metà della popolazione sarà esposta a un rischio molto alto di stress da calore durante le estati.

Tutto questo è un campanello d’allarme che ci sta dicendo che non c’è più tempo.

Voglio contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico

I rischi di non trattare la crisi climatica

Ciò che lo studio realizzato da Greenpeace si sforza di sottolineare è la mancanza, nell’informazione, di una forma di responsabilità. Nella tv italiana infatti la crisi climatica viene raccontata principalmente come un problema ambientale, e non viene mai indicato alcun colpevole (nei programmi televisivi presi in esame le compagnie petrolifere sono state citate solo una volta tra i responsabili).

Ma tra le conseguenze più significative che questa scarsa informazione porta con sé c’è sicuramente il fenomeno del greenwashing.

Il greenwashing, in italiano tradotto come “ecologismo di facciata”, indica la strategia di comunicazione utilizzata da numerose imprese, organizzazioni o istituzioni politiche che tende a costruire un'immagine di sé ingannevole sotto il profilo dell’impatto ambientale.

Un modo quindi per distogliere l'attenzione dagli effetti ambientali negativi dovuti alle loro attività ed esaltando invece gli effetti positivi.

Purtroppo nel nostro paese sono fin troppi gli esempi di greenwashing, e la poca consapevolezza degli italiani ha effetti anche su questo.

Il greenwashing rischia quindi di offuscare ancora di più la vista e il pensiero degli italiani, allontanando ancora di più l’obiettivo di miglioramento.

Ma negli ultimi anni numerose sono le iniziative nate a sostegno di un cambio di direzione.

Tra le principali troviamo quella sostenuta da Greenpeace e da più di trenta organizzazioni internazionali: l’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) per vietare le pubblicità e le sponsorizzazioni delle aziende legate ai combustibili fossili.

Si tratta della petizione “Stop alla pubblicità delle aziende inquinanti” che, se entro ottobre 2022 raggiungerà il traguardo di un milione di firme raccolte, obbligherà la Commissione Europea a discutere una proposta di legge per mettere fine alla propaganda ingannevole delle aziende inquinanti che alimentano la crisi climatica.

Per scoprire di più sull'iniziativa, guarda questo video:


Conclusione

Disastri ambientali come quelli che stiamo vivendo negli ultimi mesi sembrano non essere necessari per far compiere all’informazione nazionale un cambio di rotta.

Ci auguriamo che il poco interesse mediatico verso i cambiamenti climatici possa presto cambiare, e che la crisi climatica trovi finalmente più spazio in tv e nelle nostre vite.

Una corretta informazione non solo è importante per conoscere il mondo, ma soprattutto ci educa e ci prepara alle sfide del domani. Un futuro vicino che ogni giorno rischiamo di danneggiare sempre più.

Cosa possiamo fare noi cittadini contro la crisi climatica?

Di sicuro scegliere ogni giorno di informarci, sapendo che esistono piccole azioni che anche noi possiamo fare per combattere il cambiamento climatico.

Una di queste è scegliere di passare al fotovoltaico per iniziare a produrre energia pulita per la propria casa.

Installare un impianto fotovoltaico è una grande rivoluzione che consente di fare del bene a noi, facendoci risparmiare, e al nostro ambiente, producendo energia pulita e rinnovabile.

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Domande frequenti

Come combattere il cambiamento climatico?

Per combattere il cambiamento climatico possiamo tutti iniziare con piccole azioni quotidiane, a partire dal modo in cui ci muoviamo e viaggiamo fino all'elettricità che produciamo nelle nostre case. Imparando a risparmiare e non sprecare.

Come le aziende fanno greenwashing?

Le aziende fanno greenwashing tramite abili strategie di marketing. Presentano un'immagine aziendale schierata a favore delle questioni ambientaliste spesso con lo scopo di far abbassare l'attenzione sugli eventuali difetti dei loro prodotti e su conseguenti sfruttamenti di risorse naturali.

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