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La filiera fotovoltaica e i relativi problemi di approvvigionamento

La scelta di installare un impianto fotovoltaico sul tetto della propria abitazione è sempre più comune tra i cittadini italiani che vogliono risparmiare in bolletta con il proprio sistema solare.

Decidere di passare all’energia fotovoltaica, infatti, è una scelta vantaggiosa sia da un punto di vista ambientale - poiché è una fonte di energia pulita e gratuita - che economico, poiché ti permette di perseguire l’indipendenza energetica dalla rete elettrica nazionale e conseguentemente abbassare notevolmente i tuoi costi in bolletta grazie proprio al tuo autoconsumo.

Con l’integrazione di una batteria per fotovoltaico, inoltre, potrai perseguire un autoconsumo di quasi il 90% grazie al tuo impianto con accumulo. I sistemi di storage, infatti, servono proprio per immagazzinare l’energia prodotta in eccesso dal tuo impianto per darti la possibilità di riutilizzarla in un secondo momento, come alla sera o nelle giornate uggiose!

Ma ti sei mai chiesto come funzionino le catene di approvvigionamento della filiera fotovoltaica? Sai quali sono le dinamiche che intercorrono in questi processi estremamente complicati? Te lo spieghiamo proprio in questo articolo!

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Sei pronto? Iniziamo!


Catene di approvvigionamento globali del solare fotovoltaico: il rapporto IEA

La tecnologia solare fotovoltaica è una parte cruciale nel processo di transizione verso le energie rinnovabili. Nell’ultimo decennio si è riscontrato un aumento esponenziale nell’utilizzo del solare fotovoltaico a livello globale, e congiuntamente i costi sono diminuiti.

Per raggiungere l’obiettivo net zero emissions è necessario che il solare fotovoltaico si espanda a livello globale su una scala ancora maggiore, ma ciò desta non poche preoccupazioni sulla sicurezza dell’approvvigionamento manifatturiero per sostenere i tassi di crescita così rapidamente, ma al contempo cercando di offrire anche nuove opportunità di diversificazione.

Vedremo di seguito cosa ne è emerso al riguardo dal rapporto speciale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), “Solar PV Global Supply Chains“, in cui sono esaminate le catene di approvvigionamento del solare fotovoltaico dalle materie prime fino al prodotto finito. Questo prezioso documento fornisce un’accurata fotografia dell’arte per la filiera del fotovoltaico, riconoscendo alla Cina un ruolo decisivo nello sviluppo delle tecnologie e nel progressivo abbassamento dei prezzi.

L'analisi copre l'offerta, la domanda, la produzione, il consumo di energia, le emissioni, l'occupazione, i costi di produzione, gli investimenti, le prestazioni commerciali e finanziarie, evidenziando le principali vulnerabilità e rischi in ogni fase.

Inoltre, dal momento che la diversificazione è una delle strategie cardine per ridurre i rischi della cosiddetta supply chain, nel rapporto sono valutate anche le opportunità e le sfide dello sviluppo di catene di approvvigionamento del solare fotovoltaico in termini di creazione di posti di lavoro, requisiti di investimento, costi di produzione, emissioni e riciclaggio.


Il primato della Cina

È sotto gli occhi di tutti che la filiera fotovoltaica sia per la maggior parte in mano alla Cina. Negli ultimi 15 anni, infatti, la capacità di produzione di questo settore si è spostata rapidamente e drasticamente da Europa, Stati Uniti e Giappone alla Cina grazie alla presenza di politiche incentivanti, generosi investimenti e accesa concorrenza. Nell’ultimo decennio, questo Stato dell’Asia Orientale è divenuto il principale produttore di pannelli fotovoltaici sia per uso residenziale che commerciale.

Oggi l’offerta, la domanda e il prezzo del solare a livello mondiale sono plasmati direttamente da Pechino, e ciò rende in automatico il mercato globale piuttosto vulnerabile.

La Cina è stata determinante nel ridurre i costi in tutto il mondo per il solare, con molteplici vantaggi per la transizione ecologica. [...] Allo stesso tempo, il livello di concentrazione geografica nelle catene di approvvigionamento globali pone diverse sfide che i governi devono affrontare. L’accelerazione verso l’energia pulita in tutto il mondo metterà ulteriormente a dura prova queste catene […] ma ciò offre anche opportunità ad altri paesi e regioni di diversificare la produzione e renderla più resiliente” dichiara il direttore esecutivo IEA Fatih Birol.

Una totale egemonia

Dal 2011 a oggi la Cina ha investito nella filiera fotovoltaica oltre 50 miliardi di dollari - dieci volte tanto quanto abbia speso l’Europa nello stesso periodo - e ha creato 300.000 posti di lavoro nella catena di valore del solare fotovoltaico.

Attualmente la Repubblica Popolare può contare su una quota di presenza di oltre l’80% sul mercato globale nella sua interezza, dunque prendendo in considerazione polisilicio, lingotti, wafer, celle e moduli. Per alcuni segmenti, addirittura, si prevede che la sua quota di mercato possa salire sopra il 95%.

Ma non finisce qui: il Paese ospita attualmente i 10 fornitori principali di apparecchiature per la produzione di impianti fotovoltaici, e la provincia dello Xinjiang è responsabile, da sola, della produzione del 40% di polisilicio. Inoltre, progressivamente si sta espandendo tramite investimenti mirati in altri mercati chiave, come Malesia e Vietnam.

Nel rapporto IEA è identificato il fattore del costo come motivo principale per cui altri Paesi si sentano frenati dall’entrare nella catena di approvvigionamento globale. Difatti, in termini di manodopera, delle spese generali e dell’intero processo produttivo, i costi della Repubblica Popolare sono inferiori, ad esempio, del 10% rispetto all’India, del 20% rispetto agli Stati Uniti e del 35% rispetto all’Europa. Questo scarto è stato reso possibile perché le politiche industriali cinesi hanno considerato il solare fotovoltaico alla stregua di un settore strategico e, grazie all’incremento della domanda interna, sono riuscite a ottenere economie di scala e a supportare l’innovazione di tutta la supply chain.

Come accennato, nel rapporto IEA sono valutati anche temi come le emissioni, il consumo di energia, l’occupazione e la performance finanziaria del settore. Nel documento è evidenziato come la produzione ad alta intensità energetica del fotovoltaico sia alimentata principalmente da combustibili fossili proprio a causa della dominanza cinese e del ruolo del carbone nel mix energetico nazionale.

La Cine inoltre punta a essere leader mondiale nella produzione di pannelli fotovoltaici per almeno i prossimi cinque anni.

Ma da un report realizzato da Wood Mackenzie si legge che la previsione più probabile è quella che, nel breve periodo, la Cina sposterà l'attenzione sulle esportazioni di componenti: dai pannelli fotovoltaici, alle celle solari fino ai wafer.

I problemi che comporta il dominio cinese

Il rapporto IEA evidenzia come l’attuale egemonia cinese sulla catena di approvvigionamento globale potrebbe inasprire la sua problematica non solo a causa del conflitto russo-ucraino, ma anche perché i Paesi europei, per accelerare la transizione energetica, saranno sempre più indirizzati verso le emissioni zero e di conseguenza aumenterà la domanda globale di pannelli fotovoltaici, nonché delle materie prime correlate.

La produzione di minerali chiave utilizzati nel settore produttivo fotovoltaico, inoltre, è altamente concentrata e la Repubblica Popolare Cinese vi gioca un ruolo di predominanza. Nonostante l’efficientamento nell’utilizzo dei materiali, la loro domanda da parte dell’industria fotovoltaica è destinata comunque a crescere significativamente. A tal riguardo, nel rapporto IEA è citato l’esempio della crescente domanda di argento, la quale potrebbe divenire, entro il 2030, del 30% superiore alla produzione globale di quest’ultimo biennio. Questa rapida crescita porterà ad un aumento dei costi e a prolungate carenze nell’approvvigionamento.


Fotovoltaico e transizione energetica: diversificare è la parola d’ordine

Le recenti interruzioni [nelle forniture] hanno sollevato importanti interrogativi sulla catena di approvvigionamento. La crisi del Covid-19, i prezzi record delle materie prime e l’invasione russa dell’Ucraina hanno concentrato l’attenzione su l’elevata dipendenza di molti Paesi dalle importazioni di energia, materie prime e beni manifatturieri che sono fondamentali per la loro sicurezza. Le nazioni possono migliorare la resilienza investendo per diversificare la produzione e le importazioni”.

Queste le parole che si leggono nel rapporto IEA in riferimento alle problematiche relative alla filiera produttiva solare fotovoltaica. Secondo il documento, la creazione di nuovi impianti di produzione lungo tutta la catena di approvvigionamento potrebbe attrarre investimenti per 120 miliardi di dollari entro il 2030. E l’industria fotovoltaica potrebbe creare 1.300 posti di lavoro nel settore manifatturiero per ogni gigawatt di capacità produttiva. Necessario dunque un approccio proattivo e propositivo da parte dell’Italia e dell’Unione Europea e un’adozione di politiche industriali appropriate e possibili incentivi per sovvenzionare i costi della produzione fotovoltaica e per migliorare le opportunità economiche delle imprese.

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Domande frequenti

Qual è l’attuale investimento della Cina nella filiera fotovoltaica?

Dal 2011 a oggi la Cina ha investito nella filiera fotovoltaica oltre 50 miliardi di dollari - dieci volte tanto quanto abbia speso l’Europa nello stesso periodo - e ha creato 300.000 posti di lavoro nella catena di valore del solare fotovoltaico.

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