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La chiusura del Nord Stream 1 ha messo in allarme l’intera Europa

Da lunedì 11 luglio e per i successivi 9 giorni, il gasdotto Nord Stream 1 che collega la Russia alla Germania rimarrà chiuso per una manutenzione straordinaria. Le preoccupazioni che Mosca decida di non riaprire hanno messo in allarme l’intera Europa.

In questo articolo vedremo come i paesi europei si stanno preparando ad affrontare l’imminente crisi che, purtroppo, sono sempre più sicuri di dover sostenere. Vedremo inoltre come una possibile via d’uscita sia rappresentata dallo sviluppo intensificato delle energie rinnovabili, soprattutto del fotovoltaico.

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Il gasdotto Nord Stream 1

Prima di procedere, facciamo un piccolo riepilogo su ciò che sta succedendo successivamente allo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina.

Nord Stream 1 è il gasdotto che dal 2011 trasporta il gas proveniente dalla Russia in Europa occidentale passando per la Germania, e garantisce 60 dei 200 miliardi di metri cubi di metano pompati ogni anno nel continente.

I lavori di manutenzione erano stati da tempo annunciati, per una durata totale di 10 giorni. Ma attualmente in Europa sta iniziando a dilagare la paura che la Russia non ne garantisca il ripristino e che lo utilizzi come pretesto per uno stop definitivo alle forniture di gas, già significativamente ridotte rispetto ai flussi ordinari.


Cosa accadrebbe in caso di stop?

Il timore che il flusso di gas possa non riprendere ci mette davanti alla possibilità di uno scenario tragico che avrà le sue conseguenze peggiori il prossimo inverno.

L’obiettivo europeo sullo stoccaggio gas, indicato dal piano RePowerEU, è di raggiungere almeno l’80% della capacità di storage entro fine ottobre. Ma in caso di stop al Nord Stream 1 non solo l’Europa non sarebbe in grado di riempire gli stoccaggi al livello desiderato, ma non riuscirebbe neppure ad andare oltre i livelli attuali, che non superano il 60% della capacità.


Come intende procedere l’Europa

I paesi europei sono dunque pronti ad attuare nuovi piani, che consentano a famiglie e industrie di resistere ai tagli e ai conseguenti rincari per i prossimi mesi.

Queste misure, per ora temporanee, non possono però bastare: l’obiettivo a lungo termine rimane quello di diventare indipendenti dalle importazioni di petrolio, carbone e gas. La strada primaria da percorrere è quella verso le energie rinnovabili.

Le principali soluzioni

La Germania, nazione che risente delle maggiori difficoltà, ha annunciato di essere entrata nella fase 2 di un piano di emergenza. Metterà una linea di credito da oltre 15 miliardi di euro a disposizione dei provider di gas così da evitare lo stop agli stoccaggi.

In Francia invece si spinge sul risparmio per mezzo di speciali misure che ridurranno il consumo energetico del 10% in 2 anni.

Purtroppo ci sono anche paesi che hanno deciso, per fronteggiare la crisi, di ricorrere a strade più rischiose.

La Grecia, per esempio, convertirà a diesel quattro centrali a gas, mentre la Repubblica Ceca è pronta a permettere alle centrali a carbone più inquinanti di lavorare a pieno regime infrangendo i limiti emissivi in vigore. Infine, l’Olanda sta valutando di riprendere l’estrazione di gas dal bacino di Groeningen nonostante l’alto rischio sismico della zona.

Il piano d’azione dell’Italia

Anche il nostro paese si sta preparando ad affrontare la peggiore delle situazioni.

Considerando che fino a oggi la dipendenza dal gas russo era pari al 40% del totale nazionale, il Governo ha già approntato misure di risparmio energetico per industria e cittadini, che scatteranno con l’attivazione dello stato di allarme.

Nel frattempo è iniziato il razionamento di gas alle industrie energivore e un maggiore utilizzo di carbone per la produzione di elettricità.

Per aumentare l'indipendenza dalle importazioni è necessario accelerare la transizione energetica, obiettivo chiave fissato dal PNNR e dal più ampio progetto del Green Deal Europeo.

Il Governo è pronto a intervenire sull’efficienza energetica degli edifici per mezzo dello sviluppo di comunità energetiche e sul passaggio alle fonti rinnovabili, in special modo il fotovoltaico.

Osservando che il settore residenziale rappresenta il 30% dei consumi e il 12% delle emissioni, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani è convinto che il primo punto per risparmiare sia la corretta educazione dei cittadini.

Se gli utenti non sono sensibili al risparmio e alla riduzione delle emissioni, le politiche sono inutili” ha affermato durante un’intervista.

Sulla questione è intervenuto anche Stefano Donnarumma, Amministratore Delegato di Terna, dichiarando che “la vera alternativa al gas russo sono le fonti rinnovabili. A fine agosto 2022 le richieste di connessione alla rete di Terna erano pari a 280GW, circa 4 volte gli obiettivi che l’Italia si è data al 2030.

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Anche noi di Otovo siamo convinti che anche il più grande dei cambiamenti non possa che partire dalla più piccola delle azioni.

Un cittadino che passa al fotovoltaico è il primo piccolo ma grande passo che porterà l’Italia fuori dalla crisi e sulla strada della ripresa, della crescita e di un futuro sostenibile.

Se come noi hai a cuore un domani migliore, oggi è il momento di agire!

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Domande frequenti

Quanto gas importa l’Italia dalla Russia?

Nel 2021 l'Italia ha importato dalla Russia il 38,2% del gas che consuma pari a 29,07 miliardi di metri cubi di gas naturale.

Che cos’è il Nord Stream 1?

Il Nord Stream 1 è uno dei più grandi e importanti gasdotti esistenti al mondo, che attraverso il Mar Baltico trasporta il gas dalla Russia a tutta l’Europa.

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