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Otovo approfondisce la tematica delle comunità energetiche

La creazione di nuovi modi di produrre energia pulita come le comunità energetiche e lo sviluppo di tecnologie sempre più sofisticate fanno sì che si ottenga energia da fonti rinnovabili per la salvaguardia del nostro ecosistema e che si riducano le emissioni di CO2 nell'atmosfera.

In quest’articolo approfondiremo il concetto di Comunità Energetica o Energy Community: la sua formazione, le normative che sottostanno alla sua regolamentazione, quali sono le comunità energetiche più importanti d’Italia e il nuovo decreto nazionale.

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Cos’è una comunità energetica

Una comunità energetica, conosciuta anche come Energy Community, è un insieme di cittadini o di imprese che condividono la produzione di energia pulita e rinnovabile. La lotta comune allo spreco energetico è il motivo principale che spinge alla creazione e nascita di queste vere e proprie comunità energetiche, in modo da condividere energia a prezzi vantaggiosi e con la possibilità di ridurre notevolmente le emissioni di CO2.


La nascita delle comunità energetiche

La nascita delle prime comunità energetiche risale all'inizio del XX secolo, contemporaneamente allo sviluppo dei primi progetti di produzione e consumo locale di energia elettrica. Nel corso degli anni Settanta sono sorte le prime cooperative di cittadini per la promozione e condivisione delle energie rinnovabili, dapprima in Danimarca, e successivamente negli anni Ottanta in Germania e in Belgio.

Grazie alla liberalizzazione del mercato energetico e all'avanzamento delle tecnologie, negli anni Duemila, il modello delle comunità energetiche è tornato in auge.

In Italia ci sono molte comunità e cooperative energetiche situate principalmente nel nord della penisola. Uno dei primi progetti di comunità energetiche è nato nel comune di Funes, in Alto Adige, con l'inaugurazione nel 1921 della Società Elettrica Santa Maddalena, promuovendo la partecipazione dei cittadini all’interno della cooperativa per lo sviluppo sostenibile della valle. Ancora oggi Funes produce energia da fonti rinnovabili utilizzando impianti idroelettrici, fotovoltaici e a biomassa, cedendo alla rete l’energia in eccesso e reinvestendo i ricavi in progetti legati al territorio. Sono nate in tutto il Paese comunità energetiche della stessa natura nel corso dell'ultimo secolo: si ricordi quella in Valle d'Aosta, in Friuli-Venezia Giulia, Lombardia e Puglia.

In alcuni Paesi europei la nascita di comunità energetiche ha conosciuto una notevole crescita. Qui sotto ti proponiamo un'infografica con il numero di comunità energetiche nei diversi paesi europei:

Numero di comunità energetiche nei diversi paesi europei
Numero di comunità energetiche nei diversi paesi europei

Ma come funziona e come si avvia una Comunità Energetica? Scopriamolo subito!


Come funziona una comunità energetica

Per avviare una comunità energetica, si comincia stabilendo un'entità legale tra i futuri partecipanti (che possono essere individui, piccole imprese, enti territoriali o pubbliche amministrazioni). Poiché il fine non può essere il profitto, le forme legali più comuni sono:

  • Associazione riconosciuta
  • Cooperativa per la loro praticità

Il passo successivo sarà quella di individuare un'area vicina ai consumatori per installare gli impianti di produzione.

Prendendo come esempio una piccola impresa o un ente pubblico, possono mettere un impianto fotovoltaico sul proprio edificio e condividere l'energia con i cittadini del Comune che aderiscono alla comunità. Questo modello può replicarsi a livello di quartiere, comunità agricole o altre realtà simili. L'impianto non deve essere necessariamente di proprietà della comunità: può essere messo a disposizione da uno o più membri o addirittura da un soggetto esterno.

Una volta che l'impianto verrà installata e sarà attivo, la comunità potrà richiedere gli incentivi previsti dalla legge per l'energia condivisa al Gestore dei Servizi Energetici (GSE), tramite un'azienda delegata allo scopo. L'energia prodotta in eccesso dalla comunità energetica verrà valutata solo in termini economici, senza ulteriori vantaggi, e potrà essere immagazzinata in sistemi di accumulo come batterie agli ioni di litio per usi futuri.

E per quanto riguarda la suddivisione dei ricavi tra i membri? Essa è regolata da un contratto privato stipulato dalla comunità stessa. Ad esempio, si può decidere di dividere equamente i guadagni dalla vendita dell'energia in eccesso ma premiare coloro che hanno consumato durante la produzione o chi ha contribuito con i propri impianti.

Praticamente, ogni membro continua a pagare la bolletta al proprio fornitore, ma riceve dalla comunità un compenso per la condivisione dei benefici, che equivale a una riduzione non tassata sulla bolletta.

Secondo la guida ENEA alle comunità energetiche, le stime prevedono che entro il 2050 circa 264 milioni di cittadini europei diventeranno dei prosumer, con la possibilità di generare fino al 45% di energia elettrica da fonti rinnovabili e raggiungere la neutralità climatica grazie alla partecipazione attiva dei consumatori di energia.

Gli step per dare vita a una Comunità Energetica
Gli step per dare vita a una Comunità Energetica
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Cosa significa prosumer

Il termine prosumer, derivante dall’inglese, si riferisce all’utente che non si limita solo al consumo, ma è anche parte attiva del processo produttivo di energia. In una comunità energetica un prosumer è quell’utente che con il suo impianto fotovoltaico produce energia e ne consuma solo una parte, mentre la parte di energia in eccesso la immette in rete, la condivide con privati o aziende a lui prossimi o la accumula nelle batterie per fotovoltaico per utilizzarla in un altro momento della giornata, quando il sole viene meno.

Si può dire quindi che il prosumer è colui che gestisce attivamente i flussi di energia godendo di autonomia e benefici economici.


Il Decreto Milleproroghe

Le comunità energetiche in Italia sono regolate dal Decreto Milleproroghe, in particolare dall’articolo 42-bis che introduce la possibilità di creare le Energy Community e di formare progetti di autoconsumo collettivo di energia proveniente da fonti rinnovabili. Per formare una comunità energetica, questa deve rispettare alcune condizioni:

  1. Obiettivo - La comunità energetica ha come obiettivo primario quello di apportare benefici ambientali, economici e sociali non solo alla comunità stessa ma anche all’area circostante in cui opera. È bene specificare, però, che l'Energy Community non deve costituire la principale fonte di reddito per i prosumer.
  2. Accesso - La partecipazione alla comunità energetica è consentita a tutti, compresi coloro che sono privi di impianto fotovoltaico.
  3. Impianti - Gli impianti dei prosumer devono avere una potenza complessiva minore di 200 kW ed essere stati attivati dopo l’entrata in vigore del Decreto Milleproroghe. Inoltre, la condivisione di energia, in una comunità energetica, deve avvenire mediante la rete distributiva già esistente con lo scopo di autoconsumo istantaneo.
  4. Contratto - I rapporti all’interno della comunità energetica devono essere regolati da un contratto di diritto privato. In più, i consumatori di energia prodotta possono lasciare la comunità senza preavviso.

A gennaio 2023 inoltre è stato lanciato il conto alla rovescia per il decreto attuativo degli incentivi alle CER (comunità energetiche rinnovabili).

Promosso dal viceministro all’Ambiente Gava, grazie a questo provvedimento le comunità energetiche in Italia potranno ottenere un beneficio tariffario per 20 anni gestito dal GSE, con un corrispettivo unitario e una tariffa premio.

Finalmente ci siamo. Il decreto attuativo delle Comunità Energetiche Rinnovabili è quasi pronto e sarà pubblicato nelle prossime settimane. Il percorso è stato articolato poiché è stata necessaria una lunga consultazione con ARERA oltre ad un partecipato confronto pubblico conclusosi nel dicembre scorso, che ha definito il contingente di 5GW e le quantità e modalità di calcolo. Ma posso dire oggi con ottimismo e soddisfazione che a brevissimo entrerà in vigore il decreto ministeriale” queste le parole di Gava.


Nel 2024 in arrivo una nuova normativa

Il 2024 potrebbe segnare una decisiva svolta nel settore energetico italiano grazie a due importanti novità in arrivo:

  • La fine del mercato regolamentato dell'energia
  • L'istituzione di linee guida definitive per lo sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili

Il "Decreto CER" prevede due principali disposizioni: un incentivo tariffario per l'energia rinnovabile prodotta e condivisa all'interno delle Comunità Energetiche e un contributo a fondo perduto.

L'incentivo tariffario varia in base alla capacità dell'impianto fotovoltaico installato e consiste in una componente fissa (60 €/kWh) unita a una parte variabile in relazione al prezzo zonale. La capacità finanziabile degli impianti è limitata a 5 GW in totale, con una scadenza fissata entro la fine del 2027.

Per i Comuni italiani con meno di 5 mila residenti è previsto invece un contributo a fondo perduto, che potrà coprire fino al 40% del costo sostenuto per la realizzazione di un nuovo impianto destinato a una Comunità Energetica o per potenziarne uno già esistente. Questo contributo potrà essere accumulato con l'incentivo tariffario entro determinati limiti. L'iniziativa prevede un totale di incentivi pari a 5,7 miliardi di euro, di cui 2,2 miliardi provenienti dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), tutti mirati a stimolare la produzione e la condivisione di energia rinnovabile sul territorio.

Andiamo ora a vedere quali sono i principali benefici delle Comunità Energetiche!


I benefici delle comunità energetiche

Tre sono i benefici principali che una comunità energetica porta con sé:

  1. Benefici economici possibili grazie agli incentivi statali che promuovono la transizione energetica
  2. Benefici ambientali dati dalla produzione di energia mediante fonti rinnovabili al posto di fonti fossili
  3. Benefici sociali dati dalla condivisione dei vantaggi economici e ambientali con tutti i membri della comunità energetica
Benefici Comunità Energetica
Benefici Comunità Energetica

Come guadagna una Energy Community?

Come abbiamo già introdotto in qualche paragrafo precedente, ci sono due fonti di guadagno che lo Stato riconosce alla Energy Community, tramite il GSE.

Queste sono:

  • L'energia immessa in rete che può essere valorizzata tramite il meccanismo di Ritiro Dedicato a un prezzo unitario pari al Prezzo Zonale Orario
  • L'energia condivisa nella comunità energetica che beneficia di un incentivo di circa 12 centesimi per kWh

Unendo le due componenti si ottiene una remunerazione di circa 17 centesimi per kWh sull'energia prodotta e consumata all'interno della comunità energetica.

Voglio scoprire di più!

Comunità energetiche in Italia: dati e prospettive

Come già accennato, l'obiettivo italiano prefissato entro giugno 2026 è quello raggiungere una capacità rinnovabile installata di almeno 2000 MW e una produzione di 2500 GWh. Il ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, stima la nascita di 15.000 comunità energetiche in Italia.

Valutare il numero attuale di queste comunità risulta complesso, poiché spesso si confondono con progetti di autoconsumo collettivo, come condomini che sfruttano dispositivi fotovoltaici propri. In realtà, le comunità energetiche hanno una struttura e un obiettivo diversi: sono più estese, mirano all'inclusione sociale e non vincolano l'energia alla proprietà dell'impianto.

Secondo l'ultimo rapporto trimestrale Energia e Clima in Italia del GSE, pubblicato a maggio 2023, alla fine del 2022 erano registrate 46 configurazioni di autoconsumo collettivo e 21 comunità energetiche rinnovabili, per una potenza di 1,4 MW. Questi numeri sono ancora modesti rispetto agli obiettivi, ma ci si aspetta una crescita significativa una volta completata la valutazione da parte delle autorità europee sul decreto presentato dal governo. Questo testo non solo prevede sostegno economico, ma offre alle comunità energetiche una cornice normativa più chiara e completa, attualmente carente.


Comunità energetiche in Italia tra problemi e soluzioni

Le attuali difficoltà individuate che stanno rallentando la formazione di Energy Communities in Italiano riguardano principalmente aspetti normativi e tecnici. I cittadini si sentono scoraggiati dalle complesse procedure autorizzative e associative, percependole come lunghe e intricate. Inoltre, segnalano difficoltà nell'analizzare i costi e i benefici degli investimenti (se il ritorno sull'investimento è troppo lontano nel tempo, perdono interesse) e nel calcolare il loro fabbisogno energetico, un dato cruciale per scegliere impianti con la giusta potenza.

Tuttavia, la comprensione di queste sfide può stimolare lo sviluppo di soluzioni tecnologiche. Ad esempio, si stanno sviluppando strumenti predittivi come il simulatore Recon dell'ENEA, in grado di valutare la resa energetica degli impianti all'interno di una comunità energetica, i relativi costi, i risparmi e i profitti potenziali in caso di vendita dell'eccedenza energetica alla rete. Inoltre, vengono proposte piattaforme di gestione energetica per monitorare produzione e consumo, facilitando la redistribuzione dei vantaggi tra i partecipanti.

Le comunità energetiche potrebbero contribuire al grande sistema della transizione ecologica, che non può fondarsi solo sull'autoconsumo ma necessita di grandi impianti fotovoltaici in grado di inserire una notevole quantità di energia nella rete. L'infrastruttura elettrica dovrà ampliarsi sia in termini geografici, coprendo l'intero territorio nazionale, sia in robustezza, gestendo l'intermittenza sempre maggiore della produzione eolica e solare, dipendente dalle condizioni meteorologiche. Per garantire l'equilibrio tra domanda e offerta, diventano cruciali i servizi di flessibilità come i sistemi di accumulo. Le comunità energetiche, attraverso l'iniezione di energia nella rete e la capacità di stoccaggio, potrebbero svolgere un ruolo fondamentale nella rivoluzione della sostenibilità.

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Vediamo ora alcuni esempi di comunità energetiche in Europa, che possono ispirare il nostro Paese!


Comunità energetiche: alcuni esempi europei

Non solo progetti italiani, le Energy Communities si trovano anche in diversi paesi europei.

Di seguito alcuni esempi di comunità energetiche in Europa.

La comunità solidale di Saragozza

A Saragozza è nato il Barrio Solar, un progetto comunitario energetico che promuove l'autoconsumo condiviso di energia solare nelle aree urbane.

Possono prendervi parte le famiglie, i negozi e tutte quelle attività che si trovino a 500 metri da un impianto fotovoltaico e quest'ultimo, nello specifico, consiste in due installazioni fotovoltaiche da 50 kWp, ciascuna collocata in due padiglioni sportivi del Comune.

In Grecia nasce Electra energy

In Grecia, più del 35% della popolazione si trova in una situazione di povertà energetica, ed è per questo motivo che è nata Electra energy, una cooperativa sociale che ha come fine ultimo il supporto alla transizione verso un sistema energetico sostenibile e decentralizzato.

Electra energy promuove l’autoconsumo collettivo di energia e, attualmente, sta costruendo un impianto fotovoltaico che includerà almeno 50 famiglie.


Conclusione

Le energie rinnovabili sono sempre più comuni in Italia e nel resto dell'Europa e numerosi sono i progetti sul territorio che hanno come scopo principale quello di formare Energy Community per salvaguardare l’ambiente e ridurre gli sprechi.

Vuoi cominciare a utilizzare e produrre energia rinnovabile? Contatta un consulente Otovo! Saremo felici di aiutarti ad effettuare la scelta migliore per le tue esigenze energetiche.

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Domande frequenti

Cosa sono le comunità energetiche?

Con il termine comunità energetica rinnovabile si intende un'associazione tra cittadini, imprese, autorità locali e attività commerciali che decidono di unirsi per dotarsi di impianti per la produzione e la condivisione di energia pulita da fonti rinnovabili.

Come creare una comunità energetica?

La prima operazione per costituire una energy community è quella di individuare l'area dove si intende installare gli impianti che produrranno energia rinnovabile. Poi, è necessario raccogliere il consenso al trattamento dei dati di tutti i potenziali membri della comunità e il loro POD. Infine, è indispensabile interrogare il distributore di zona per sapere quali fra i soggetti potenzialmente interessati sono nello stesso perimetro.

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