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Otovo approfondisce la tematica delle Comunità Energetiche

La creazione di nuovi modi di produrre energia pulita come le Comunità energetiche e lo sviluppo di tecnologie sempre più sofisticate fanno sì che si ottenga energia da fonti rinnovabili per la salvaguardia del nostro ecosistema e che si riducano le emissioni di CO2 nell'atmosfera.

In quest’articolo approfondiremo il concetto di Comunità Energetica o Energy Community: la sua formazione, le normative che sottostanno alla sua regolamentazione, quali sono le Comunità Energetiche più importanti d’Italia e il nuovo decreto nazionale. Infine, risponderemo ad alcune delle domande più frequenti che ci sono state fatte sull'argomento.

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Cos’è una Comunità Energetica?

Una Comunità Energetica, nota anche come Energy Community, rappresenta un gruppo di cittadini, imprese, enti pubblici e altre organizzazioni che collaborano per produrre, gestire e condividere energia pulita e rinnovabile. Queste comunità nascono con l'obiettivo principale di combattere lo spreco energetico, promuovendo un uso più efficiente delle risorse energetiche e garantendo al contempo vantaggi economici e ambientali per i membri.

La creazione di una Comunità Energetica è spesso motivata dalla volontà di ridurre le emissioni di CO2 e di contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico. Attraverso la produzione e la condivisione di energia rinnovabile, come quella solare, eolica o da biomassa, le Energy Community possono abbattere significativamente le emissioni nocive e promuovere uno sviluppo sostenibile.

Uno degli aspetti più rilevanti delle Comunità Energetiche è la loro capacità di offrire energia a prezzi vantaggiosi. Grazie alla produzione locale e all'autoconsumo, i membri della comunità possono ridurre la loro dipendenza dai fornitori tradizionali di energia e dalle fluttuazioni del mercato energetico. Questo non solo comporta un risparmio economico per i membri, ma contribuisce anche a una maggiore stabilità e sicurezza energetica a livello locale.

Le Comunità Energetiche promuovono inoltre un forte senso di solidarietà e cooperazione tra i membri. La gestione condivisa delle risorse energetiche e la partecipazione attiva dei membri alla produzione e al consumo di energia favoriscono lo sviluppo di una cultura della sostenibilità e della responsabilità ambientale. Questo approccio collaborativo non solo rafforza i legami comunitari, ma educa anche i partecipanti a pratiche energetiche più consapevoli e sostenibili.


Gruppi di autoconsumo collettivo e Comunità Energetiche

Prima di proseguire è necessario analizzare una importante distinzione: quella tra autoconsumo collettivo e Comunità Energetiche. Sebbene possano sembrare simili, è importante comprendere le differenze che li caratterizzano.

  • Autoconsumo Collettivo (AUC): L'AUC si basa su un modello in cui un gruppo di persone condivide e utilizza localmente l'energia autoprodotta da una o più fonti rinnovabili. L'obiettivo principale è la condivisione immediata dell'energia prodotta, riducendo al minimo la necessità di ricorrere alla rete elettrica nazionale. Questo modello è generalmente limitato a membri che risiedono nello stesso edificio o condominio.
  • Comunità Energetiche Rinnovabili (CER): Le comunità energetiche rappresentano un concetto più ampio. Una CER è un'entità legale autonoma composta da cittadini, autorità locali e imprese che producono, condividono e consumano energia rinnovabile. In questo caso, i produttori di energia mettono a disposizione impianti fotovoltaici per i membri della comunità, consentendo la condivisione locale e virtuale dell'energia prodotta e la distribuzione di incentivi. Una distinzione cruciale è che i partecipanti a un AUC non possono far parte contemporaneamente di una CER e viceversa. Questa separazione assicura che le regolamentazioni, gli incentivi e le responsabilità specifici di ciascun modello rimangano chiari e distinti.

In sintesi, sebbene entrambe le soluzioni mirino a promuovere il risparmio energetico, gli incentivi e il supporto sociale e ambientale, la differenza tra autoconsumo collettivo e Comunità Energetiche risiede nella loro struttura, nei loro obiettivi e nel loro ambito di applicazione. Comprendere queste specificità è essenziale per fare scelte informate nel panorama energetico odierno.

Bene, andiamo ora a scoprire di più riguardo la nascita delle Comunità Energetiche.


La nascita delle Comunità Energetiche

La nascita delle prime Comunità Energetiche risale all'inizio del XX secolo, contemporaneamente allo sviluppo dei primi progetti di produzione e consumo locale di energia elettrica. Nel corso degli anni Settanta sono sorte le prime cooperative di cittadini per la promozione e condivisione delle energie rinnovabili, dapprima in Danimarca, e successivamente negli anni Ottanta in Germania e in Belgio.

In Italia ci sono molte comunità e cooperative energetiche situate principalmente nel nord della penisola. Uno dei primi progetti di Comunità Energetiche è nato nel comune di Funes, in Alto Adige, con l'inaugurazione nel 1921 della Società Elettrica Santa Maddalena, promuovendo la partecipazione dei cittadini all’interno della cooperativa per lo sviluppo sostenibile della valle. Ancora oggi Funes produce energia da fonti rinnovabili utilizzando impianti idroelettrici, fotovoltaici e a biomassa, cedendo alla rete l’energia in eccesso e reinvestendo i ricavi in progetti legati al territorio. Sono nate in tutto il Paese Comunità Energetiche della stessa natura nel corso dell'ultimo secolo: si ricordi quella in Valle d'Aosta, in Friuli-Venezia Giulia, Lombardia e Puglia.

In alcuni Paesi europei la nascita di Comunità Energetiche ha conosciuto una notevole crescita. Qui sotto ti proponiamo un'infografica riassuntiva con il numero di Comunità Energetiche nei diversi paesi europei.

Numero di Comunità Energetiche in Europa (Fonte: MDPI)
Numero di Comunità Energetiche in Europa (Fonte: MDPI)

Ma come funziona e come si avvia una Comunità Energetica? Scopriamolo subito!


Come si costituisce e come funziona una Comunità Energetica?

La formazione di una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) coinvolge diverse fasi, che vanno dalla costituzione del soggetto giuridico fino alla messa in funzione e all'ottimizzazione dell'energia condivisa.

Per costituire una Comunità Energetica Rinnovabile (CER), è anzitutto fondamentale redigere uno statuto che includa almeno due membri, i quali possono essere clienti finali e/o produttori, e almeno due punti di connessione distinti, ognuno dei quali deve essere collegato a un’utenza di consumo e a un impianto di produzione.

Le normative di riferimento non impongono una specifica forma giuridica, ma delineano obiettivi e caratteristiche essenziali che guidano la scelta e circoscrivono il campo d’azione.

Lo statuto o l’atto costitutivo di una CER regolarmente costituita deve includere i seguenti elementi essenziali:

  • L’obiettivo principale della Comunità è fornire benefici ambientali, economici o sociali alla comunità stessa o alle aree locali in cui opera, senza mirare a ottenere profitti finanziari.
  • La Comunità è autonoma e accetta volontariamente partecipanti, purché le imprese coinvolte siano PMI e la partecipazione alla comunità non rappresenti la loro attività commerciale o industriale principale.
  • Il diritto di ingresso è riconosciuto a tutti coloro che possiedono i requisiti previsti dalle normative.
  • Le condizioni economiche di ingresso e partecipazione (es. quote associative) non devono essere eccessivamente gravose.
  • I membri mantengono i diritti di clienti finali, incluso il diritto di recesso in qualsiasi momento, salvo il pagamento, preconcordato, di oneri per la compartecipazione agli investimenti sostenuti, che devono essere comunque equi e proporzionati.
  • Un soggetto delegato – il referente – sarà responsabile della gestione dell’energia condivisa.
  • Eventuali fondi eccedentari rispetto alla tariffa base dell'energia condivisa saranno destinati ai consumatori non aziendali o utilizzati per scopi sociali a beneficio dei territori in cui sono collocati gli impianti di condivisione.

Le Comunità Energetiche Rinnovabili in Italia possono coinvolgere una varietà di attori, tra cui privati, enti pubblici, associazioni e piccole e medie imprese (PMI). Tuttavia, per queste ultime, la partecipazione non deve costituire la principale attività commerciale o industriale.

Il Decreto Legislativo 199/2021 stabilisce chiaramente i requisiti e le condizioni per la partecipazione alle Comunità Energetiche Rinnovabili. Ecco un riassunto dei principali requisiti:

  • Partecipanti idonei: Possono partecipare privati, enti pubblici, associazioni e PMI. Per le imprese, la partecipazione non deve costituire l'attività commerciale o industriale principale.
  • Titolarità di un POD: Ogni partecipante deve possedere la titolarità di un punto di prelievo dalla rete, indicato come POD.
  • Configurazione minima: La configurazione minima prevede la partecipazione di almeno due soggetti: un prosumer (chi produce e consuma energia) e un consumer (chi consuma energia).
  • Potenza degli impianti: Gli impianti devono essere di nuova installazione e la loro potenza complessiva non può superare 1 MW. Se vengono inclusi impianti esistenti, questi devono rappresentare al massimo il 30% della potenza totale.
  • Condivisione tramite rete nazionale di distribuzione: L'energia prodotta deve essere condivisa utilizzando la rete nazionale di distribuzione.
  • Consumer e prosumer dalla stessa cabina primaria: Sia i consumatori che i prosumer devono essere collegati alla stessa cabina primaria.

Questi requisiti sono essenziali per garantire il corretto funzionamento delle Comunità Energetiche Rinnovabili e la loro conformità alle normative vigenti. Le CER non solo favoriscono il risparmio energetico e la produzione di energia rinnovabile, ma promuovono anche un modello di sviluppo sostenibile, contribuendo alla riduzione delle emissioni di carbonio e migliorando la qualità della vita nelle comunità locali.


Cosa significa Prosumer?

Il termine prosumer, derivato dall'inglese, indica un utente che non si limita a consumare energia, ma partecipa attivamente anche alla sua produzione.
Il concetto di prosumer nasce infatti dalla combinazione dei termini producer e consumer, definendo così individui che sono sia produttori che consumatori di energia.

In una Comunità Energetica, un prosumer è un utente che, tramite il proprio impianto fotovoltaico, produce energia, consumandone solo una parte e destinando l'eccesso a diverse opzioni:

  • Immetterla nella rete
  • Condividerla con privati o aziende vicine
  • Accumularla in batterie per fotovoltaico da utilizzare in momenti successivi della giornata quando il sole non è presente

Pertanto, il prosumer è una figura che gestisce attivamente i flussi di energia, ottenendo sia autonomia che vantaggi economici.


Quali sono i contributi e i costi di una Comunità Energetica?

I costi associati all'adesione a una Comunità Energetica Rinnovabile (CER) variano in base alla fonte di finanziamento degli impianti fotovoltaici e all'organizzazione interna della comunità stessa. In alcuni casi, comunità promosse da enti pubblici possono esentare i singoli cittadini dal versare contributi economici. Esistono, inoltre, finanziamenti pubblici e privati che possono coprire i costi di progettazione e avvio degli impianti.

È cruciale sottolineare che le CER possono usufruire di contributi specifici destinati a favorirne lo sviluppo. Questi contributi possono provenire da fonti pubbliche, come i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e i bandi regionali, oppure da fonti private, come le fondazioni bancarie.

I finanziamenti sono essenziali per sostenere le spese legate alla progettazione e alla messa in esercizio delle CER. Tuttavia, per accedere a tali finanziamenti, è necessario soddisfare i requisiti specifici stabiliti dagli enti erogatori. Questi requisiti possono includere criteri legati alla dimensione degli impianti, alla configurazione della comunità e alla tipologia dei partecipanti.

L'opportunità di ricevere contributi sia da fonti pubbliche che private offre un supporto finanziario più ampio e diversificato, permettendo una maggiore flessibilità nel finanziamento e nell'implementazione dei progetti. Questo supporto combinato può facilitare l'avvio delle CER e promuovere una transizione energetica più sostenibile e inclusiva.


Il Decreto Milleproroghe

Nonostante il numero attuale di progetti attivi sia limitato, ci si aspetta una crescita significativa una volta completato il processo normativo. L'Italia ha recepito la Direttiva europea sulle Comunità Energetiche attraverso diverse fasi e disposizioni legislative. Ecco un riassunto dei principali passaggi:

  • Emendamento al Decreto Milleproroghe: Questo emendamento, convertito nella legge n. 8 del 28 febbraio 2020, ha avviato la costituzione delle Comunità Energetiche in Italia, stabilendo i limiti di potenza per gli impianti.
  • Delibera 318/2020/R/eel dell’Autorità per l’Energia (ARERA) e DM 16 settembre 2020 del Ministero dello Sviluppo Economico: Queste disposizioni hanno regolamentato gli aspetti economici per il ritiro dell'energia prodotta dalle Comunità Energetiche e hanno introdotto una tariffa incentivante per l'autoconsumo elettrico collettivo, offrendo un'alternativa ai meccanismi di incentivazione come lo scambio sul posto.
  • Regole tecniche del GSE: Il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) ha stabilito le regole tecniche per l'accesso alle Comunità Energetiche, pubblicando un documento il 22 dicembre e una guida per l'invio delle istanze preliminari di accesso tramite un portale dedicato.
  • Decreto Legislativo n. 199 del 8 novembre 2021: Questo decreto legislativo ha completato il recepimento della direttiva europea RED II, ampliando i limiti di potenza degli impianti e l'orizzonte geografico per le Comunità Energetiche.
  • Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): Approvato il 13 luglio 2021, il PNRR ha destinato oltre 2 miliardi di euro allo sviluppo delle Comunità Energetiche, riconoscendole come uno strumento chiave per aumentare la produzione di energia rinnovabile e promuovere la transizione verso un sistema energetico più sostenibile.

Questi interventi legislativi e programmatici hanno creato un quadro normativo e finanziario favorevole allo sviluppo delle Comunità Energetiche in Italia, facilitando il loro ruolo nell'incremento della produzione di energia rinnovabile e nella promozione della sostenibilità energetica.

Tornando al Decreto Milleproroghe:

Le comunità energetiche in Italia sono regolate dal Decreto Milleproroghe, in particolare dall’articolo 42-bis che introduce la possibilità di creare le Energy Community e di formare progetti di autoconsumo collettivo di energia proveniente da fonti rinnovabili. Per formare una Comunità Energetica, questa deve rispettare alcune condizioni:

  • Obiettivo - La Comunità Energetica ha come obiettivo primario quello di apportare benefici ambientali, economici e sociali non solo alla comunità stessa ma anche all’area circostante in cui opera. È bene specificare, però, che l'Energy Community non deve costituire la principale fonte di reddito per i prosumer.
  • Accesso - La partecipazione alla Comunità Energetica è consentita a tutti, compresi coloro che sono privi di impianto fotovoltaico.
  • Impianti - Gli impianti dei prosumer devono avere una potenza complessiva minore di 200 kW ed essere stati attivati dopo l’entrata in vigore del Decreto Milleproroghe. Inoltre, la condivisione di energia, in una Comunità Energetica, deve avvenire mediante la rete distributiva già esistente con lo scopo di autoconsumo istantaneo.
  • Contratto - I rapporti all’interno della Comunità Energetica devono essere regolati da un contratto di diritto privato. In più, i consumatori di energia prodotta possono lasciare la comunità senza preavviso.

Quali sono gli incentivi statali per le Comunità Energetiche?

Per tutte le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) sono previsti incentivi sull’energia autoconsumata, che si articolano in due principali forme:

  • Tariffa incentivante sull'energia prodotta da Fonti di Energia Rinnovabile (FER) e autoconsumata virtualmente dai membri della CER: Questa tariffa è erogata dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), che si occupa anche del calcolo dell’energia autoconsumata virtualmente, per un periodo di 20 anni dalla data di entrata in esercizio di ciascun impianto FER. L'importo della tariffa varia tra 60 €/MWh e 120 €/MWh, in base alla dimensione dell’impianto e al valore di mercato dell’energia. Inoltre, per gli impianti fotovoltaici è prevista una maggiorazione fino a 10 €/MWh a seconda della localizzazione geografica.
  • Corrispettivo di valorizzazione per l’energia autoconsumata: Questo corrispettivo è stabilito dall’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA) e ammonta a circa 8 €/MWh.

In aggiunta, tutta l'energia elettrica rinnovabile prodotta ma non autoconsumata rimane nella disponibilità dei produttori e viene valorizzata a condizioni di mercato. Per tale energia, i produttori possono richiedere al GSE l’accesso alle condizioni economiche del ritiro dedicato.

Infine, per le CER i cui impianti di produzione sono situati in comuni con una popolazione inferiore a 5.000 abitanti, è previsto un contributo in conto capitale pari al 40% del costo dell’investimento. Questo contributo è finanziato con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Queste misure sono volte a promuovere l'autoconsumo di energia rinnovabile, incentivando sia la produzione che il consumo all'interno delle comunità locali, contribuendo così alla sostenibilità energetica e alla riduzione delle emissioni di carbonio.

Andiamo ora a vedere quali sono i principali benefici delle Comunità Energetiche!


Quali sono i benefici delle Comunità Energetiche?

Le Comunità Energetiche offrono vantaggi che vanno oltre quelli economici, estendendosi agli ambiti sociali e ambientali. Secondo la normativa, l'obiettivo principale delle Comunità Energetiche è diventare una risorsa preziosa non solo per gli individui e le loro abitazioni, ma anche per l'ambiente, promuovendo l'uso delle energie rinnovabili e la condivisione con un forte valore educativo e sociale.

  • Vantaggi economici: I membri delle Comunità Energetiche possono ridurre la spesa energetica autoproducendo e autoconsumando energia, evitando così di prelevarla dalla rete. L'energia non consumata può essere immessa nella rete e remunerata. Inoltre, l'energia condivisa tra i membri viene valorizzata attraverso incentivi dedicati, con i benefici economici distribuiti equamente tra i partecipanti.
  • Vantaggi sociali: Le Comunità Energetiche favoriscono la creazione di un bene comune condiviso tra membri, tra cui privati, amministrazioni pubbliche e imprese. Le amministrazioni pubbliche possono fungere da aggregatori sociali grazie alla loro presenza sul territorio, e le Comunità Energetiche sono efficaci nel combattere la povertà energetica, un problema che ha un impatto significativo sulla società.
  • Vantaggi ambientali: Le Comunità Energetiche contribuiscono alla riduzione delle emissioni e alla promozione delle energie rinnovabili. Sono strumenti importanti per aumentare la produzione di energia rinnovabile e per educare e formare la popolazione a un uso più consapevole dell'energia. Questo approccio favorisce l'ottimizzazione delle risorse e l'efficienza energetica, contribuendo alla strategia di riduzione delle emissioni.
Vantaggi di una Comunità Energetica
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Comunità energetiche in Italia: dati e prospettive

Come già accennato, l'obiettivo italiano prefissato entro giugno 2026 è quello raggiungere una capacità rinnovabile installata di almeno 2000 MW e una produzione di 2500 GWh. Il ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, stima la nascita di 15.000 Comunità Energetiche in Italia.

Valutare il numero attuale di queste comunità risulta complesso, poiché spesso si confondono con progetti di autoconsumo collettivo, come condomini che sfruttano dispositivi fotovoltaici propri. In realtà, le Comunità Energetiche hanno una struttura e un obiettivo diversi: sono più estese, mirano all'inclusione sociale e non vincolano l'energia alla proprietà dell'impianto.

Secondo l'ultimo rapporto trimestrale Energia e Clima in Italia del GSE, pubblicato a maggio 2023, alla fine del 2022 erano registrate 46 configurazioni di autoconsumo collettivo e 21 Comunità Energetiche Rinnovabili, per una potenza di 1,4 MW. Questi numeri sono ancora modesti rispetto agli obiettivi, ma ci si aspetta una crescita significativa una volta completata la valutazione da parte delle autorità europee sul decreto presentato dal governo. Questo testo non solo prevede sostegno economico, ma offre alle Comunità Energetiche una cornice normativa più chiara e completa, attualmente carente.


Comunità energetiche in Italia tra problemi e soluzioni

Le attuali difficoltà individuate che stanno rallentando la formazione di Energy Communities in Italiano riguardano principalmente aspetti normativi e tecnici. I cittadini si sentono scoraggiati dalle complesse procedure autorizzative e associative, percependole come lunghe e intricate. Inoltre, segnalano difficoltà nell'analizzare i costi e i benefici degli investimenti (se il ritorno sull'investimento è troppo lontano nel tempo, perdono interesse) e nel calcolare il loro fabbisogno energetico, un dato cruciale per scegliere impianti con la giusta potenza.

Tuttavia, la comprensione di queste sfide può stimolare lo sviluppo di soluzioni tecnologiche. Ad esempio, si stanno sviluppando strumenti predittivi come il simulatore Recon dell'ENEA, in grado di valutare la resa energetica degli impianti all'interno di una Comunità Energetica, i relativi costi, i risparmi e i profitti potenziali in caso di vendita dell'eccedenza energetica alla rete. Inoltre, vengono proposte piattaforme di gestione energetica per monitorare produzione e consumo, facilitando la redistribuzione dei vantaggi tra i partecipanti.

Le Comunità Energetiche potrebbero contribuire al grande sistema della transizione ecologica, che non può fondarsi solo sull'autoconsumo ma necessita di grandi impianti fotovoltaici in grado di inserire una notevole quantità di energia nella rete. L'infrastruttura elettrica dovrà ampliarsi sia in termini geografici, coprendo l'intero territorio nazionale, sia in robustezza, gestendo l'intermittenza sempre maggiore della produzione eolica e solare, dipendente dalle condizioni meteorologiche. Per garantire l'equilibrio tra domanda e offerta, diventano cruciali i servizi di flessibilità come i sistemi di accumulo. Le Comunità Energetiche, attraverso l'iniezione di energia nella rete e la capacità di stoccaggio, potrebbero svolgere un ruolo fondamentale nella rivoluzione della sostenibilità.

Vediamo ora alcuni esempi di Comunità Energetiche in Europa, che possono ispirare il nostro Paese!


Comunità energetiche: alcuni esempi europei

Non solo progetti italiani, le Energy Communities si trovano anche in diversi paesi europei. Di seguito alcuni esempi di Comunità Energetiche in Europa.

La comunità solidale di Saragozza

A Saragozza è nato il Barrio Solar, un progetto comunitario energetico che promuove l'autoconsumo condiviso di energia solare nelle aree urbane.

Possono prendervi parte le famiglie, i negozi e tutte quelle attività che si trovino a 500 metri da un impianto fotovoltaico e quest'ultimo, nello specifico, consiste in due installazioni fotovoltaiche da 50 kWp, ciascuna collocata in due padiglioni sportivi del Comune.

In Grecia nasce Electra energy

In Grecia, più del 35% della popolazione si trova in una situazione di povertà energetica, ed è per questo motivo che è nata Electra energy, una cooperativa sociale che ha come fine ultimo il supporto alla transizione verso un sistema energetico sostenibile e decentralizzato.

Electra energy promuove l’autoconsumo collettivo di energia e, attualmente, sta costruendo un impianto fotovoltaico che includerà almeno 50 famiglie.


Conclusione

Siamo giunti alla fine del nostro articolo, in cui ti abbiamo parlato in maniera approfondita delle Comunità Energetiche, scoprendone tutte le caratteristiche e i vantaggi.

Le energie rinnovabili sono sempre più comuni in Italia e nel resto dell'Europa e numerosi sono i progetti sul territorio che hanno come scopo principale quello di formare Energy Community per salvaguardare l’ambiente e ridurre gli sprechi. Come già detto, l'obiettivo primario di una Comunità Energetica è proprio quello di promuovere l'autosufficienza energetica, ridurre le emissioni di CO2 e migliorare la resilienza delle reti elettriche locali. In questo contesto, l'Italia sta facendo passi avanti significativi, con molte iniziative che coinvolgono sia le aree urbane che quelle rurali.

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Domande frequenti

Cosa sono le comunità energetiche?

Con il termine comunità energetica rinnovabile si intende un'associazione tra cittadini, imprese, autorità locali e attività commerciali che decidono di unirsi per dotarsi di impianti per la produzione e la condivisione di energia pulita da fonti rinnovabili.

Come creare una comunità energetica?

La prima operazione per costituire una energy community è quella di individuare l'area dove si intende installare gli impianti che produrranno energia rinnovabile. Poi, è necessario raccogliere il consenso al trattamento dei dati di tutti i potenziali membri della comunità e il loro POD. Infine, è indispensabile interrogare il distributore di zona per sapere quali fra i soggetti potenzialmente interessati sono nello stesso perimetro.

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