Le comunità energetiche in Italia
Otovo approfondisce la tematica delle comunità energetiche
La creazione di nuovi modi di produrre energia pulita come le comunità energetiche e lo sviluppo di tecnologie sempre più sofisticate fanno sì che si ottenga energia da fonti rinnovabili per la salvaguardia del nostro ecosistema e che si riducano le emissioni di CO2 nell'atmosfera è sempre più semplice.
In quest’articolo approfondiremo il concetto di Comunità Energetica o Energy Community: la sua formazione, le normative che sottostanno alla sua regolamentazione, quali sono le comunità energetiche più importanti d’Italia e il nuovo decreto nazionale.
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Cos’è una comunità energetica?
Una comunità energetica, conosciuta anche come Energy Community, è un insieme di cittadini o di imprese che producono energia pulita e rinnovabile in modo condiviso. Il motivo principale che spinge alla creazione e nascita di queste vere e proprie comunità energetiche è la lotta comune allo spreco energetico, in modo da condividere energia a prezzi vantaggiosi e con la possibilità di ridurre notevolmente le emissioni di CO2.
La creazione di comunità energetiche sta crescendo a vista d’occhio in Europa e, per il 2050, si stima che 264 milioni di cittadini europei si uniranno al mercato energetico come prosumer e genereranno circa il 45% dell’elettricità rinnovabile complessiva delle comunità.
La nascita delle comunità energetiche
La nascita delle prime comunità energetiche risale all'inizio del XX secolo, contemporaneamente allo sviluppo dei primi progetti di produzione e consumo locale di energia. Nel corso degli anni Settanta sono sorte le prime cooperative di cittadini per la promozione e condivisione delle energie rinnovabili, dapprima in Danimarca, e successivamente negli anni Ottanta in Germania e in Belgio.
Grazie alla liberalizzazione del mercato energetico e all'avanzamento delle tecnologie, negli anni Duemila, il modello delle comunità energetiche è tornato in auge.
In Italia ci sono molte comunità e cooperative energetiche situate principalmente nel nord della penisola. Uno dei primi progetti è nato nel comune di Funes, in Alto Adige, con l'inaugurazione nel 1921 della Società Elettrica Santa Maddalena, promuovendo la partecipazione dei cittadini all’interno della cooperativa per lo sviluppo sostenibile della valle. Ancora oggi Funes produce energia da fonti rinnovabili utilizzando impianti idroelettrici, fotovoltaici e a biomassa, cedendo alla rete l’energia in eccesso e reinvestendo i ricavi in progetti legati al territorio. Comunità energetiche dalla stessa natura sono nate in tutto il Paese nel corso dell'ultimo secolo: si ricordi quella in Valle d'Aosta, in Friuli-Venezia Giulia, Lombardia e Puglia.
Ci sono paesi in Europa dove la nascita di comunità energetiche ha conosciuto una notevole crescita. Qui sotto ti proponiamo un'infografica con il numero di comunità energetiche nei diversi paesi europei:

Secondo la guida ENEA alle comunità energetiche, le stime prevedono che entro il 2050 circa 264 milioni di cittadini europei diventeranno dei prosumer, con la possibilità di generare fino al 45% di energia elettrica da fonti rinnovabili e raggiungere la neutralità climatica grazie alla partecipazione attiva dei consumatori.
Cosa significa prosumer
Il termine prosumer, derivante dall’inglese, si riferisce all’utente che non si limita solo al consumo, ma è anche parte attiva del processo produttivo di energia. In una comunità energetica un prosumer è quell’utente che con il suo impianto fotovoltaico produce energia e ne consuma solo una parte, mentre la parte di energia in eccesso la immette in rete, la condivide con privati o aziende a lui prossimi o la accumula nelle batterie per fotovoltaico per utilizzarla in un altro momento della giornata.
Si può dire quindi che il prosumer è colui che gestisce attivamente i flussi di energia godendo di autonomia e benefici economici.

Da chi è formata una energy community?
Sia le persone che vivono in un condominio sia i possessori di una casa indipendente possono entrare a far parte di una Energy Community. All’interno della comunità energetica saranno poi classificati come prosumer coloro che hanno installato un impianto fotovoltaico con accumulo e come consumer gli individui che non hanno un sistema fotovoltaico o sono in possesso di un impianto privo di batteria.
Inizia a produrre energia pulita!Il Decreto Milleproroghe
Le comunità energetiche in Italia sono regolate dal Decreto Milleproroghe, in particolare dall’articolo 42-bis che introduce la possibilità di creare le Energy Community e di formare progetti di autoconsumo collettivo di energia proveniente da fonti rinnovabili. Per formare una comunità energetica, questa deve rispettare alcune condizioni:
- Obiettivo - La comunità energetica ha come obiettivo primario quello di apportare benefici ambientali, economici e sociali non solo alla comunità stessa ma anche all’area circostante in cui opera. È bene specificare, però, che l'Energy Community non deve costituire la principale fonte di reddito per i prosumer.
- Accesso - La partecipazione alla comunità energetica è consentita a tutti, compresi coloro che sono privi di impianto fotovoltaico.
- Impianti - Gli impianti dei prosumer devono avere una potenza complessiva minore di 200 kW ed essere stati attivati dopo l’entrata in vigore del Decreto Milleproroghe. Inoltre, la condivisione di energia deve avvenire mediante la rete distributiva già esistente con lo scopo di autoconsumo istantaneo.
- Contratto - I rapporti all’interno della comunità devono essere regolati da un contratto di diritto privato. In più, i consumatori di energia prodotta possono lasciare la comunità energetica senza preavviso.
A gennaio 2023 inoltre è stato lanciato il conto alla rovescia per il decreto attuativo degli incentivi alle CER (comunità energetiche rinnovabili).
Promosso dal viceministro all’Ambiente Gava, grazie a questo provvedimento le comunità energetiche in Italia potranno ottenere un beneficio tariffario per 20 anni gestito dal GSE, con un corrispettivo unitario e una tariffa premio.
“Finalmente ci siamo. Il decreto attuativo delle Comunità Energetiche Rinnovabili è quasi pronto e sarà pubblicato nelle prossime settimane. Il percorso è stato articolato poiché è stata necessaria una lunga consultazione con ARERA oltre ad un partecipato confronto pubblico conclusosi nel dicembre scorso, che ha definito il contingente di 5GW e le quantità e modalità di calcolo. Ma posso dire oggi con ottimismo e soddisfazione che a brevissimo entrerà in vigore il decreto ministeriale” queste le parole di Gava.
I benefici delle comunità energetiche
Tre sono i benefici principali che una comunità energetica porta con sé:
- Benefici economici possibili grazie agli incentivi statali che promuovono la transizione energetica
- Benefici ambientali dati dalla produzione di energia mediante fonti rinnovabili al posto di fonti fossili
- Benefici sociali dati dalla condivisione dei vantaggi economici e ambientali con tutti i membri della comunità

Come guadagna una Energy Community?
Ci sono due fonti di guadagno che lo Stato riconosce, tramite il GSE.
Queste sono:
- L'energia immessa in rete che può essere valorizzata tramite il meccanismo di Ritiro Dedicato a un prezzo unitario pari al Prezzo Zonale Orario
- L'energia condivisa che beneficia di un incentivo di circa 12 centesimi per kWh
Unendo le due componenti si ottiene una remunerazione di circa 17 centesimi per kWh sull'energia prodotta e consumata all'interno della comunità.
La costituzione di una comunità energetica
Per costituire una Energy Community è importante seguire quattro step:
- Trovare un'area e altri autoconsumatori: è indispensabile avere a disposizione un'area o un tetto per installare gli impianti fotovoltaici e trovare altri autoconsumi limitrofi con cui condividere l'energia prodotta. Una volta trovati bisogna verificare, tramite il proprio gestore di rete, l'appartenenza degli autoconsumatori alla stessa cabina MT/BT;
- Creare la comunità energetica: è fondamentale la presenza di un soggetto giuridico e autonomo e controllato dagli azionisti/membri; uno statuto o atto costitutivo o un oggetto sociale prevalente benefici economici, ambientali e sociali; una partecipazione aperta e volontaria; il rispetto delle condizioni del contratto di diritto privato;
- Realizzare gli impianti: è importante verificare la corretta procedura autorizzativa dell'impianto; presentare la richiesta di connessione alla rete e verificare il rispetto dei requisiti previsti per l'accesso al servizio contenute nelle regole tecniche del GSE;
- Richiedere gli incentivi al Gestore dei Servizi Energetici: in questo step è bene avviare la richiesta di accesso al servizio di valorizzazione e incentivazione dell'energia condivisa del GSE.
Come detto in precedenza, i clienti Otovo possono decidere di compiere questi passaggi e unirsi a una comunità energetica grazie ad Enco, la startup italiana che rende possibile ridurre il proprio impatto ambientale grazie alla produzione di un'energia rinnovabile che fa bene al Pianeta.

Le comunità energetiche più rilevanti d’Italia: alcuni esempi
A maggio 2022 le Comunità Energetiche presenti in Italia effettivamente operative sono 35, 41 in progetto e 24 in che stanno muovendo i primi passi verso la costituzione, per un totale di 100 Energy Community mappate da Legambiente, e si trovano principalmente in Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lombardia.
Il nostro Paese comunque conta più di 3.500 Comuni che fanno uso solo di energia rinnovabile e in cui la produzione elettrica da rinnovabili supera i fabbisogni delle famiglie residenti. Inoltre, secondo uno studio del Politecnico di Milano, si stima che entro 5 anni le Energy Community italiane saranno circa 40mila e coinvolgeranno circa 1,2 milioni di famiglie, 200 mila uffici e 10 mila PMI.
Di seguito riportiamo le principali sul nostro territorio.
Piemonte
In Piemonte è presente una comunità energetica che il Consorzio Pinerolo Energia e il politecnico di Torino hanno realizzato nel capoluogo. A questa comunità energetica partecipano sia utenti pubblici che privati che puntano all’utilizzo di energia 100% rinnovabile.
Recentemente, con la firma del Manifesto di Orta, si è compiuto il primo passo verso la formazione della prima comunità energetica di lago sul territorio italiano. Questa vedrà la collaborazione di comuni affacciati sulle sponde del lago e comuni dell'entroterra.
Veneto
Grazie allo sforzo di Coldiretti Veneto e la società ForGreen, oggi 514 aziende e utenti possessori di impianti che producono energia rinnovabile hanno formato “Energia Agricola a km 0”, la prima comunità energetica del Veneto.
Nella Regione è stato approvato un disegno di legge per promuovere la formazione di comunità energetiche. Questo provvedimento prevede uno stanziamento di 550.000 euro con l'obiettivo di favorire la produzione e lo scambio di energie pulite.
Emilia-Romagna
Il progetto GECO è invece il piano di Energy Community che è stato messo in pratica in Emilia-Romagna nel 2019 e si concluderà nel 2022. La comunità comprende le aree localizzate a nord-est di Bologna, includendo anche il centro agroalimentare di Bologna Caab. In questa Community verrà installato un sistema fotovoltaico da 200 kW, un sistema di storage e un impianto per gestire i rifiuti organici.
A Imola, inoltre, è nata la prima comunità energetica composta da imprese che producono collettivamente, consumano e scambiano energia prodotta da fonti rinnovabili.
Lombardia
La Lombardia vanta la prima Energy Community alpina che produce energia termica ed elettrica attraverso la gestione sostenibile dei boschi e delle foreste.
Inoltre, entro il 2030, nella Regione verranno create dalle 3.00 alle 6.00 comunità energetiche - una previsione riportata dall'assessore all'Ambiente e Clima. Le nuove collettività dovrebbero incrementare la capacità fotovoltaica tra i 600 e i 1.300 MW.
Una tra queste è la recentissima Solisca, inaugurata lo scorso febbraio a Turano Lodigiano. Con una capacità produttiva di 50.000 kWh all’anno di energia rinnovabile, questa comunità energetica è gestita da una piattaforma digitale a cui sono collegati degli smart meters, così da registrare in tempo reale i dati di produzione e di consumo.
Comunità energetiche: alcuni esempi europei
Non solo progetti italiani, le Energy Communities si trovano anche in diversi paesi europei.
Di seguito alcuni esempi di comunità energetiche in Europa.
La comunità solidale di Saragozza
A Saragozza è nato il Barrio Solar, un progetto comunitario energetico che promuove l'autoconsumo condiviso di energia solare nelle aree urbane.
Possono prendervi parte le famiglie, i negozi e tutte quelle attività che si trovino a 500 metri da un impianto fotovoltaico e quest'ultimo, nello specifico, consiste in due installazioni fotovoltaiche da 50 kWp, ciascuna collocata in due padiglioni sportivi del Comune.
In Grecia nasce Electra energy
In Grecia, più del 35% della popolazione si trova in una situazione di povertà energetica, ed è per questo motivo che è nata Electra energy, una cooperativa sociale che ha come fine ultimo il supporto alla transizione verso un sistema energetico sostenibile e decentralizzato.
Electra energy promuove l’autoconsumo collettivo e, attualmente, sta costruendo un impianto fotovoltaico che includerà almeno 50 famiglie.
Conclusione
Le energie rinnovabili sono sempre più comuni in Italia e nel resto dell'Europa e numerosi sono i progetti sul territorio che hanno come scopo principale quello di formare Energy Community per salvaguardare l’ambiente e ridurre gli sprechi.
Vuoi cominciare a utilizzare e produrre energia rinnovabile? Contatta un consulente Otovo! Saremo felici di aiutarti a prendere la scelta migliore per le tue esigenze.
Inizia a produrre energia pulita!Domande frequenti
Cosa sono le comunità energetiche rinnovabili?
Con il termine comunità energetica rinnovabile si intende un'associazione tra cittadini, imprese, autorità locali e attività commerciali che decidono di unirsi per dotarsi di impianti per la produzione e la condivisione di energia pulita da fonti rinnovabili.
Come costituire una comunità energetica?
La prima operazione per costituire una energy community è quella di individuare l'area dove si intende installare gli impianti che produrranno energia rinnovabile. Poi, è necessario raccogliere il consenso al trattamento dei dati di tutti i potenziali membri della comunità e il loro POD. Infine, è indispensabile interrogare il distributore di zona per sapere quali fra i soggetti potenzialmente interessati sono nello stesso perimetro.